Sono ore di angoscia in Giappone dopo la scadenza dell’ultimatum per il pagamento del riscatto di 200 milioni di dollari e la liberazione dei due
Sono ore di angoscia in Giappone dopo la scadenza dell’ultimatum per il pagamento del riscatto di 200 milioni di dollari e la liberazione dei due ostaggi nelle mani di Isil.
Dalla madre di uno dei due uomini alle organizzazioni dei musulmani giapponesi si sono moltiplicati gli appelli alla pietà. Su twitter alcuni account vicini allo stato islamico hanno già comunicato l’uccisione dei due, ma non ci sono prove.
Il governo non può fare che aspettare, anche se è probabile che la diplomazia parallela sta certamente lavorando in queste ore.
Il ministro degli esteri nipponico Fumio Kishida ha detto: “Abbiamo condiviso le ultime informazioni ed continuiamo a monitorare gli sviluppi della situazione”.
Kenji Goto e Haruna Yukawa sono spariti in circostanze diverse. Il primo giornalista freelance era entrato nella roccaforte di Isil alla ricerca di un contractor scomparso qualche tempo fa.
Tokio si trova davvero con le mani legate. Il paese non è solito trattare, né pagare organizzazioni considerate terroristiche e la costituzione vieta il dispiegamento di truppe per operazioni militari all’estero, quindi i giapponesi non possono né usare la forza né offire appoggio neppure logistico alla coalizione anti Isil.
Solo la società civile con una massiccia mobilitazione su internet finora sta cercando di smuovere l’opinione pubblica. Ma il silenzio attorno alla sorte dei due dopo la fine dell’ultimatum, non lascia presagire nulla di buono.