Le aziende europee sotto il fuoco incrociato delle sanzioni economiche

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Di Euronews
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Anche in economia utilizzare l’artiglieria pesante provoca danni collaterali. Lo sanno bene le tante aziende europee esposte al mercato russo, che finora hanno rappresentato la principale opposizione alle sanzioni contro Mosca.

La Russia ha molto da perdere: le misure occidentali colpiscono le sue banche, la sua industria degli armamenti ed il suo settore energetico. Ma le imprese del Vecchio Continente rischiano altrettanto. Basti pensare alle conseguenze della rappresaglia russa sull’export agroalimentare italiano.

Sotto il fuoco incrociato c‘è la Germania, dove infatti l’umore del tessuto economico è oggi ai minimi. Il Paese rappresenta un terzo delle esportazioni dell’Unione europea verso la Russia. Non solo: nel Paese sono attivi oltre 6mila imprenditori tedeschi e gli investimenti delle imprese di Berlino ammontano a 20 miliardi di euro.

Per approfondire il tema, Euronews ha parlato con Sergej Sumlenny, portavoce di “Russia Consulting”, società che aiuta le imprese tedesche a investire nel mercato russo.

Natalia Marshalkovich, euronews: “Le sanzioni si fanno più dure. Cosa devono fare le società occidentali se vogliono lavorare in Russia?”

Sergej Sumlenny, Russia Consulting: “Se una società occidentale vuole continuare a lavorare in Russia, deve compiere pochi e semplici passi, e prima di tutto, verificare tutti i contatti. Come sapete, il regime di sanzioni statunitensi ed europee vieta eventuali contatti commerciali con le aziende inserite in questa lista nera o con le società controllate. Ecco perché la società straniera che arriva in Russia deve controllare la divisione del capitale di ogni azienda con cui ha a che fare – fornitori, clienti, partner – e vedere se sono direttamente o indirettamente in questa lista nera”.

Natalia Marshalkovich, euronews: “Significa che le aziende occidentali devono cambiare fortemente l’organizzazione del lavoro di fronte alle sanzioni. Prevede una fuga dal mercato russo a causa di questo?”

Sergej Sumlenny: “Questo riguarda quelle aziende che operano nei settori più colpiti dalle sanzioni. Per esempio: le aziende tedesche che forniscono apparecchiature militari o le tecnologie per l’estrazione del petrolio. Tutti questi settori subiscono le sanzioni. Ora hanno bisogno di rivedere le strategie di lavoro e decidere se vogliono rimanere in Russia. Ma è abbastanza chiaro che tutti i settori interessati dalle sanzioni rappresentano un numero relativamente ridotto di aziende. In generale la maggior parte delle imprese tedesche in Russia vende macchine utensili o fornisce servizi. Queste non sono interessate direttamente dalle sanzioni. Possono continuare a lavorare, ma hanno certamente bisogno di verificare tutti i loro rapporti commerciali. Ma in generale le aziende tedesche ed europee continuano a lavorare in Russia, perché la Russia è ancora un mercato molto interessante per loro. Certamente, questa “spirale di sanzioni” innescata recentemente sta provocando un certo squilibrio nelle strategie aziendali. Sappiamo che un gran numero di aziende ha già congelato i progetti di investimento, stanno cercando di non perdere il loro denaro. Tuttavia, mantengono i loro piani a lungo termine. Ad esempio, la presenza tedesca in Russia è caratterizzata in gran parte dalle piccole e medie imprese, circa 6.000 sono oggi operative. I loro piani sono a lungo termine, non per pochi mesi o un anno, la loro strategia guarda lontano negli anni o addirittura decenni. Le aziende che rimangono in Russia hanno una visione a lungo termine”.

Natalia Marshalkovich, euronews: “Abbiamo visto che le sanzioni europee hanno innescato le contro-sanzioni russe. La risposta del Cremlino può influenzare la volontà degli europei di continuare a investire in quel mercato?”

Sergej Sumlenny: “Le sanzioni provocano sempre una reazione. Ora siamo in una situazione che rischia di trasformarsi in una spirale interminabile di sanzioni. Le autorità russe hanno già annunciato che risponderanno alle sanzioni europee. Se l’Europa risponderà ancora una volta, se l’Unione europea continuerà ad imporre nuove sanzioni, sarà sempre più complicato investire. Se le sanzioni cominceranno a estendersi, provocando nuovi e ulteriori problemi con gli investimenti, sarà difficile fare affari”.

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