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Prima vittima da West Nile virus in Italia nel 2025: è un’anziana nel Lazio, focolaio nel pavese

Il virus West Nile è veicolato all’uomo da zanzare infette
Il virus West Nile è veicolato all’uomo da zanzare infette Diritti d'autore  Rick Bowmer/Copyright 2019 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Rick Bowmer/Copyright 2019 The AP. All rights reserved.
Di Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Prima vittima in Italia per il virus West Nile nel 2025: un’anziana è morta a Fondi, in provincia di Latina. Sei i casi confermati nel Lazio. In Lombardia il virus è stato isolato in zanzare a Pavia, Lodi, Cremona e Mantova

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Un’anziana di 82 anni è morta a Fondi (Latina) dopo essere stata colpita dal virus West Nile, la cosiddetta Febbre del Nilo occidentale. La donna, residente a Nerola (Roma), era stata ricoverata lunedì scorso all’ospedale San Giovanni di Dio con febbre alta e stato confusionale. Le sue condizioni sono peggiorate rapidamente e il decesso è avvenuto nella giornata di oggi.

Nel Lazio sono attualmente sei i casi confermati di infezione da West Nile, tutti nella provincia di Latina, dove è stato segnalato anche il decesso di un cavallo. Due uomini, di 63 e 72 anni, sono ricoverati in condizioni critiche all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina per complicanze neurologiche. Entrambi presentano patologie pregresse. I casi non sono collegati tra loro, confermando che il virus non si trasmette da persona a persona, ma solo tramite la puntura di zanzare infette.

Isolato anche in Lombardia: primo focolaio in provincia di Pavia

L’allerta sanitaria si estende anche al nord. Il bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) del 17 luglio ha confermato la presenza del virus in un pool di zanzare catturate il 9 luglio nel territorio della provincia di Pavia. Altri tre focolai sono stati identificati tra il 9 e l’11 luglio nelle province di Lodi, Cremona e Mantova, delineando una mappa di rischio ormai estesa su tutta la Lombardia.

Il West Nile virus (Wnv) appartiene alla famiglia dei Flaviviridae ed è veicolato all’uomo da zanzare infette, soprattutto del genere Culex, attive anche in contesti urbani. Gli uccelli selvatici rappresentano il serbatoio naturale del virus.

Sintomi lievi nella maggioranza dei casi, ma può essere letale

L’infezione da West Nile è spesso asintomatica, ma nel 20 per cento dei casi può causare sintomi come febbre, mal di testa, nausea, dolori muscolari e rash cutanei.

Nei casi più gravi – come quelli segnalati a Latina – può evolvere in encefalite o meningite, condizioni neurologiche potenzialmente mortali. Gli anziani e i soggetti immunodepressi sono i più vulnerabili.

Caldo e ristagni d’acqua: il clima favorisce la diffusione

L’espansione geografica del virus è legata anche al cambiamento climatico. Temperature elevate e scarsa piovosità favoriscono la proliferazione delle zanzare. Anche minimi ristagni d’acqua – come sottovasi o tombini ostruiti – possono trasformarsi in focolai larvali. L’aumento dei virus trasmessi da vettori, come Dengue, Chikungunya, Usutu e Zika, rappresenta una sfida crescente per la sanità pubblica.

In Italia è attivo un sistema di sorveglianza integrata, che controlla la circolazione del virus nei pool di zanzare, uccelli selvatici e nella popolazione umana. La precoce identificazione dei focolai testimonia l’efficacia del monitoraggio, ma in assenza di un vaccino, la prevenzione resta l’arma principale.

Le autorità sanitarie invitano a:

  • Eliminare ristagni d’acqua.

  • Utilizzare repellenti e zanzariere.

  • Adottare disinfestazioni mirate.

  • Segnalare aree infestate.

Seguire le raccomandazioni per le donazioni di sangue.

Allerta sanitaria: virus endemico anche nel Lazio

Il primo decesso del 2025 a causa del virus West Nile segna un punto di svolta nella stagione estiva. La presenza ormai endemica del virus nel Lazio e la rapida diffusione in Lombardia rendono ancora più urgente un’azione coordinata tra istituzioni, comuni e cittadini. La prevenzione parte dai piccoli gesti, ma deve essere sostenuta da interventi strutturati per arginare un rischio sempre più concreto per la salute pubblica.

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