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Commissione Ue, cresce la pressione per tassare vapes e buste di nicotina

Gli adolescenti fanno una pausa dal fumo.
Gli adolescenti fanno una pausa dal fumo. Diritti d'autore  Alexander Zemlianichenko/Copyright 2016 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Alexander Zemlianichenko/Copyright 2016 The AP. All rights reserved.
Di Lauren Walker
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L’attuale direttiva risale al 2011, ma nel frattempo il mercato è cambiato. E i nuovi prodotti a base di nicotina stanno raggiungendo anche i minori. Ora 15 ministri delle Finanze sollecitano Bruxelles a pubblicare la riforma promessa da anni

L’urgenza è condivisa, la pressione cresce. Quindici ministri delle Finanze dell’Unione europea hanno scritto la scorsa settimana alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sollecitando la pubblicazione della nuova Direttiva sulla tassazione del tabacco (TTD).

L’iniziativa si inserisce in un contesto politico più ampio, che da tempo chiede di aggiornare le norme fiscali sui prodotti del tabacco e della nicotina, considerate ormai inadeguate.

L’attuale direttiva risale al 2011. Da allora, il mercato è stato rivoluzionato dall’ingresso di nuovi prodotti: sigarette elettroniche, tabacco riscaldato, buste di nicotina. La loro diffusione, soprattutto tra i più giovani, ha alimentato crescenti preoccupazioni sanitarie.

Una revisione della direttiva era stata già annunciata nel 2022, come parte del Piano europeo per la lotta contro il cancro. Tuttavia, a metà del 2025, la proposta non è ancora stata pubblicata, alimentando frustrazione tra esperti e operatori della salute pubblica.

Una minaccia crescente per i più giovani

“La direttiva attuale non è più adeguata: questi nuovi prodotti non sono tassati correttamente in molti Paesi dell’Ue – spiega Lilia Olefir, direttrice della Smoke Free Partnership – e questo li rende accessibili, economici e attraenti, anche per i bambini. La revisione è urgente”.

L’allarme è supportato dai dati. L’ultima edizione dell’indagine ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs), pubblicata a fine maggio, mostra un’impennata del consumo giornaliero di sigarette e vaping tra i giovani di 15-16 anni: dal 7,9 per cento del 2019 si è saliti al 14 per cento nel 2024. Secondo diversi studi, l’esposizione precoce alla nicotina può alterare lo sviluppo cerebrale e generare forme di dipendenza difficili da contrastare.

Doppia spinta politica: Salute e Finanze chiedono azione

La richiesta degli Stati membri non è nuova. Già nel marzo 2025, dodici ministri della Salute avevano scritto alla Commissione esortandola a riesaminare l’intera legislazione in materia di tabacco, inclusa la componente fiscale. La nuova lettera dei 15 ministri delle Finanze si inserisce in questo solco, ma con toni più netti: “È ora di aggiornare il quadro legislativo” si legge nel documento.

Il commissario europeo responsabile per la fiscalità, Wopke Hoekstra, ha risposto positivamente, dichiarando l’intenzione della Commissione di presentare una proposta “quanto prima”. Fonti europee indicano che l’obiettivo politico è arrivare a un testo entro l’estate, anche se il percorso per l’adozione sarà tutt’altro che semplice.

Cosa prevede la nuova direttiva

Le principali linee guida della riforma sono già note. L’aggiornamento prevederebbe un sostanziale aumento delle accise minime sulle sigarette tradizionali, sulle rollate e sui sigari. Ma soprattutto introdurrebbe, per la prima volta, un sistema di tassazione armonizzata per i nuovi prodotti: tabacco riscaldato, sigarette elettroniche e buste di nicotina verrebbero soggetti ad accise minime comuni.

“L’aumento dei prezzi è un deterrente diretto – aggiunge Olefir – e l’assenza di una tassa uniforme rende i prodotti troppo economici. Al momento, un vape monouso può costare otto euro o meno, e anche le buste di nicotina sono facilmente accessibili”.

Misure nazionali in ordine sparso

In mancanza di una normativa europea aggiornata, alcuni Stati membri si stanno muovendo in autonomia. Il Belgio, ad esempio, ha vietato nel 2025 la vendita di sigarette elettroniche monouso, primo Paese in Europa a farlo. Il ministro della Salute Frank Vandenbroucke ha definito i vapes “una minaccia diretta alla salute pubblica”, sottolineando come la loro economicità favorisca l’ingresso precoce degli adolescenti nel consumo di nicotina.

Altri Paesi stanno valutando misure simili, ma senza un coordinamento a livello UE, i divieti rischiano di essere facilmente aggirati attraverso acquisti transfrontalieri o online.

Ostacoli all’unanimità

Il commissario Hoekstra ha espresso la speranza che la proposta possa essere approvata entro pochi mesi. Ma sa bene che servirà l’unanimità dei 27 Stati membri, una condizione che al momento appare lontana.

I Paesi con una tassazione già elevata – come Francia, Paesi Bassi, Svezia e Germania – sono favorevoli alla riforma, soprattutto per contrastare il contrabbando e l’evasione dovuti alle disparità fiscali. A

l contrario, Paesi come Italia, Grecia e Romania si oppongono a cambiamenti sostanziali, sia per ragioni economiche sia per la presenza di forti interessi industriali nel settore del tabacco.

L’industria del vaping sul piede di guerra

Anche le organizzazioni di settore contestano la proposta. Dustin Dahlmann, presidente dell’Independent European Vape Alliance, ha criticato l’introduzione di tasse minime sui prodotti da vaping, sostenendo che non porteranno benefici alla protezione dei minori: “Aumentare le tasse non fermerà l’accesso dei ragazzi – ha dichiarato – ma spingerà i consumatori verso il mercato nero, dove nessuno si preoccupa dell’età degli acquirenti”.

Secondo Dahlmann, sarebbe più efficace rafforzare i controlli e le sanzioni verso chi vende ai minori. Inoltre, ha definito “sbagliato” tassare dispositivi che, a suo dire, aiutano i fumatori a smettere con le sigarette tradizionali.

Tuttavia, la comunità scientifica è divisa. Sebbene alcuni studi indichino che il vaping possa essere meno dannoso del fumo tradizionale, non esistono prove conclusive che ne dimostrino un’efficacia sistemica come strumento di disassuefazione. E il rischio di creare nuove dipendenze, soprattutto tra i giovani, è tutt’altro che trascurabile.

Molti osservatori ritengono che la chiave per superare le divisioni interne all’Ue sia una maggiore armonizzazione fiscale, capace di ridurre gli incentivi al commercio illegale e di garantire standard minimi di protezione. Ma il cammino resta incerto. Tra interessi economici divergenti, forti lobby industriali e l’inerzia politica di Bruxelles, la riforma della tassazione sul tabacco resta una delle partite più delicate dell’agenda fiscale europea.

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