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Tutto quello che avreste voluto sapere sull'evasione delle sanzioni e non avete mai osato chiedere

the headquarters of Europol in The Hague
the headquarters of Europol in The Hague Diritti d'autore  Mike Corder/Copyright 2017 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Mike Corder/Copyright 2017 The AP. All rights reserved.
Di Sergio Cantone
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Le sanzioni contro la Russia hanno scarso effetto. Secondo un rapporto dell'Università Cattolica di Milano presentato a Europol, mercati globali, transazioni in tempo reale e criminalità transnazionale espongono le imprese europee a grandi rischi, soprattutto le Pmi. Ecco perché.

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Cresce il numero delle aziende europee coinvolte involontariamente in transazioni commerciali con Paesi o soggetti colpiti da sanzioni.

L’impennata è avvenuta a partire dal 2022 con l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina.

Lo rivela il rapporto Kleptotrace elaborato da Transcrime, centro di ricerca dell’Università Cattolica di Milano, presentato questo giovedì a Europol - l’agenzia di cooperazione delle polizie dell'Ue con base all'Aja - di fronte ai rappresentanti delle forze investigative dei 27 stati membri dell'Ue.

Lo studio è co-finanziato dall'Unione europea, si è soprattutto concentrato sulle sanzioni imposte dall'Ue contro la Russia e nei confronti di oligarchi legati al Cremlino dal 2014 -anno dell’annessione della Crimea- e soprattutto a partire dal 2022 quando iniziò la guerra tra la Russia e l’Ucraina.   

Il rapporto illustra come fitte reti di società intermediarie, spesso fittizie e rappresentate da prestanomi, che operano anche in giurisdizioni non allineate ai regimi sanzionatori- hanno trasformato le sanzioni in proiettili con le polveri bagnate.

Le guardie civili si trovano accanto allo yacht Tango a Palma di Maiorca, in Spagna, lunedì 4 aprile 2022.
Le guardie civili si trovano accanto allo yacht Tango a Palma di Maiorca, in Spagna, lunedì 4 aprile 2022. Francisco Ubilla/Copyright 2022 The AP. All rights reserved

Le imprese a rischio

In questi schemi cadono spesso società europee inconsapevoli, specialmente Pmi prive degli strumenti necessari per riconoscere potenziali partner a rischio.

Giovanni Nicolazzo, ricercatore presso Transcrime e co-autore del report, spiega ad Euronews: “Le misure sono state introdotte in tempi molto rapidi, e gli operatori economici più grandi sono riusciti a dotarsi di sistemi di adattamento. Le piccole e medie imprese, invece, continuano ad avere difficoltà nel valutare il rischio sanzionatorio dei propri interlocutori".

Ottenere informazioni sulle società con cui si instaurano rapporti commerciali costa tempo e denaro. In assenza di sistemi automatizzati, si tratta di intraprendere vere e proprie indagini transnazionali facendo ricorso a studi professionali (avvocati e commercialisti) dalle tariffe esorbitanti.

Aggiunge Nicolazzo: "Oltre a identificare il titolare effettivo della società, è necessario ricostruire l’intera catena di fornitura, fino agli utilizzatori finali. Chi non ha accesso a strumenti o database adeguati finisce per affidarsi a semplici autodichiarazioni del fornitore o cliente, che da sole non sono sufficienti."

Per esperti e inquirenti l’autocertificazione è un espediente troppo leggero rispetto alla rapidità e alla complessità degli scambi commerciali e finanziari globali.

I settori più esposti a questo tipo di incidenti sono: componenti elettronici, meccanici, aeronautici, ed evidentemente le cosiddette tecnologie sia per scopi civili che militari.  

Le istituzioni europee hanno avviato un processo per la creazione di organismi di allerta al servizio delle imprese.

Si chiama EU Sanctions Helpdesk, è facilmente raggiungibile via e-mail o per telefono.

Tuttavia, la questione commerciale sarebbe solo una parte del problema.

Imprese e partecipazioni anonime

Secondo la ricerca di Kleptotrace infatti gli stessi assetti proprietari di molte aziende europee potrebbero appartenere a soggetti sotto sanzione.

Al momento dell’inizio delle ostilità migliaia di imprese nell'Ue, in Ucraina e in altri paesi europei appartenevano ad almeno 342 persone fisiche e giuridiche della Federazione Russa, soggetti a sanzioni a partire dal 2022.

Sempre secondo il rapporto di Transcrime, nei primi mesi del 2022 quasi 10 mila società erano di proprietà di persone sanzionate. E queste sono solo le cifre ufficiali.

La responsabilità dell’attuazione delle sanzioni comunque rimane a livello di giurisdizioni nazionali, talvolta insufficienti.

Stephen Piccinino, funzionario dell'autorità maltese per i servizi finanziari dice che in circostanze belliche come le attuali “uno stato che intenda seriamente applicare le sanzioni dovrebbe indagare sulle attività dei grandi conglomerati nel suo territorio nazionale. Essere particolarmente attento se possiede risorse come metalli preziosi. E soprattutto controllare la corruzione interna, in particolare se ci sono dei politici nazionali legati in passato a soggetti o entità sanzionati”.

Da parte del centro di ricerca dell’Università Cattolica è in corso un aggiornamento statistico.

Pur non essendo ancora disponibili le cifre definitive, i ricercatori concludono che il numero delle società riconducibili a soggetti russi sanzionati- in modo diretto o indiretto- potrebbe non essere diminuito a sufficienza rispetto all'inizio del conflitto tra Russia e Ucraina.

Glocal, finanza globale e corruzione locale

La fitta rete dei mercati finanziari globali offre canali protetti a chi intende evadere le sanzioni. Molto spesso sono le stesse vie utilizzate dal crimine organizzato per le operazioni di riciclaggio di denaro, come rivela Europol nel rapporto quadriennale “Analisi della seria minaccia  del crimine organizzato 2025” (Socta) pubblicato lo scorso marzo.

L’esperienza e i contatti bancari accumulati in precedenza da settori politici corrotti è fondamentale negli schemi di evasione delle sanzioni:  

“Se ad esempio sono un politico corrotto di un paese europeo  e voglio concludere una transazione per realizzare infrastrutture energetiche in un paese sanzionato, concludo l’accordo contrattuale, e ricevo i pagamenti attraverso una nazione a rischio (ma non sanzionata) fino al conto bancario terminale nel mio paese, perché so che la mia banca non fa gli accertamenti necessari” spiega Piccinino, aggiungendo che, secondo la sua esperienza, le banche intermediarie si trovano “in paesi ben conosciuti, come quelli caraibici” e sono entità finanziarie già in contatto con “banche che non applicano le cosiddette procedure conosci il tuo cliente, e sono inoltre dotate di scarsi sistemi di controllo delle transazioni” 

Secondo Transcrime, ad essere più frequentemente sotto la lente delle autorità nazionali competenti sono le evasioni di sanzioni settoriali, che costituiscono l’80% dei casi di evasione totali. Per sanzioni settoriali si intendono le misure contro interi settori industriali o di servizi. Le aziende coinvolte sono spesso imprese intermediarie, società cartiere, formalmente esistenti ma prive di reale attività economica, con sedi fittizie e asset patrimoniali inconsistenti.

Nicolazzo chiarisce: "Spesso si tratta di soggetti che non avrebbero alcuna giustificazione economica per acquistare beni di quel tipo. Una verifica approfondita metterebbe in luce indirizzi sospetti, legami con altre società analoghe e l’assenza di indicatori di operatività reale."

Secondo il rapporto Kleptotrace in media, tra venditore e acquirente reale vi siano tre passaggi societari e cinque passaggi giurisdizionali, ovvero Paesi di comodo utilizzati per occultare la transazione.

I metodi di pagamento sono quelli tipici delle criminalità organizzata: transazioni bancarie attraverso conti off-shore e scambio merci di lusso, come gioielli grandi proprietà immobiliari e titoli azionari. Mentre il ruolo delle crypto-valute sarebbe al momento ancora limitato, da un punto di vista statistico.  

Europol in passato ha già evidenziato quanto, nonostante l’emergenza bellica, sia difficile limitare efficacemente gli scambi economici in un contesto di elevata interdipendenza tra Stati, imprese private e reti criminali transnazionali.

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