I manifestanti si sono radunati davanti all'ambasciata statunitense a Kiev per ribadire che l'accordo di pace deve prevedere la liberazione dei prigionieri ucraini detenuti dalla Russia. Secondo le stime sono più di ottomila
Giovedì si è svolta una protesta davanti all'ambasciata statunitense a Kiev per chiedere il sostegno Usa nella liberazione dei prigionieri di guerra ucraini detenuti in Russia.
Alle persone che esibivano cartelli fuori dall'ambasciata si sono uniti i veterani di guerra.
Sin dai primi giorni del conflitto, Russia e Ucraina hanno condotto scambi di prigionieri, l'ultimo dei quali ha avuto luogo a febbraio.
L'Ucraina non ha reso noto il numero esatto dei soldati prigionieri in Russia, ma le stime indicano che la cifra supera gli ottomila.
Un recente rapporto pubblicato a gennaio dalla Missione degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite avrebbe mostrato prove di abusi commessi dai russi contro i prigionieri di guerra ucraini. Tra cui torture sessuali, fisiche e psicologiche. Secondo il rapporto, i detenuti non dispongono di servizi igienici, medici e alimentari adeguati.
Lo scorso aprile, Kiev ha riferito che quasi 37mila ucraini, sia militari che civili, risultano dispersi. Tuttavia, i funzionari riconoscono che determinare un numero esatto è difficile, e la cifra reale potrebbe essere significativamente più alta.
A Bruxelles, arrivando al vertice straordinario dell'Ue sulla difesa europea e l'Ucraina, il cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz ha dichiarato che "è molto importante garantire che l'Ucraina non debba accettare una pace imposta, ma che ci sia una pace equa e giusta che garantisca la sovranità e l'indipendenza del Paese".
Scholz ha detto di essere favorevole a proposte concrete, come il bloccare gli scontri per aria e mare, l'interruzione delle minacce alle infrastrutture ucraine e lo scambio di prigionieri, che "possono gettare le basi per un cessate il fuoco".