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La Francia chiude la sua base militare in Ciad: era l'ultimo avamposto nel Sahel

La Francia non ha più una base militare in Ciad
La Francia non ha più una base militare in Ciad Diritti d'autore  Jerome Delay/Copyright 2025 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Jerome Delay/Copyright 2025 The AP. All rights reserved.
Di Gregoire Lory
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Il ritiro dall'ultima base militare francese in Ciad, e nel Sahel, segna una perdita di influenza per Parigi e per gli interessi europei nella regione, aprendo la strada ad altri attori internazionali, come la Russia

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La Francia non ha più una base militare in Ciad. Il 30 gennaio Parigi ha voltato pagina rispetto ai suoi sessanta anni di presenza nel Paese. Ma, soprattutto, ha perso il suo ultimo punto di ancoraggio nel Sahel.

Questo passaggio di consegne fa seguito alla decisione del presidente ciadiano Mahamat Idriss Déby, lo scorso novembre, di porre fine agli accordi di cooperazione in materia di difesa con l'ex potenza coloniale. Quasi mille soldati francesi erano di stanza nel campo di Kosseï, nella capitale N'Djamena.

Questa decisione fa parte di una tendenza osservata già dal 2022. L'esercito francese si è ritirato dal Mali, dal Burkina Faso e dal Niger e questo ritiro potrebbe continuare nei prossimi mesi. Nelle ultime settimane anche Senegal e Costa d'Avorio hanno annunciato l'intenzione di far ritirare le forze francesi presenti sul loro territorio.

Il fenomeno segna una perdita di influenza della Francia in Africa occidentale e un'inversione di tendenza nei confronti dell'ex potenza coloniale.

"I Paesi della regione stanno cercando di stabilire nuovi legami, stringere nuove alleanze e tracciare la propria rotta", spiega il giornalista di Euronews Jeremiah Fisayo Bambi.

Questi Paesi "vogliono garantire la propria sovranità ed essere in grado di fare le proprie scelte, prendere le proprie decisioni e tracciare un nuovo corso".

Mentre le giunte militari di Mali, Burkina Faso e Niger hanno cercato di rompere con la Francia dopo essere salite al potere con un colpo di stato, il Ciad non sembra voler tagliare del tutto i legami: N'Djamena ha parlato di una scelta di "sovranità". Il tono di Senegal e Costa d'Avorio nei confronti di Parigi sembra lo stesso.

Questo "manda un forte segnale che non vogliono più la presenza delle truppe francesi", sottolinea Nina Wilén, direttrice del programma Africa dell'Istituto Egmont.

Impatto sull'Unione europea

Il ritiro del Ciad è un colpo per le autorità francesi, ma rappresenta anche una perdita di influenza per l'Unione europea.

"Penso che molti leader dell'Unione europea si siano in qualche modo nascosti dietro la Francia (...) negli ultimi dieci anni, la Francia ha condotto la più grande operazione contro il terrorismo nel Sahel, e questo ha aiutato molti Paesi europei che non volevano investire a mettere loro stessi delle truppe sul terreno", afferma Nina Wilén.

Ma per la ricercatrice la colpa è condivisa. "Da un lato la Francia ha commesso un errore nel modo in cui ha trattato i vari Paesi e i loro leader, e soprattutto nel suo atteggiamento nei loro confronti. Ma c'è anche una volontà europea, o più in generale una non volontà europea, di investire in questi Paesi".

La sfida per la Francia e l'Ue è mantenere la propria influenza, perché la partenza delle forze francesi apre la strada ad altri attori internazionali. Tutti gli occhi sono puntati sulla Russia. Il gruppo paramilitare russo Wagner, ribattezzato Africa Corps dopo la morte del suo leader, si dice abbia cinquemila soldati nel continente africano.

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