Dal 1 novembre scorso, giorno del drammatico crollo di un tetto alla stazione di Novi Sad, si protesta nelle strade della Serbia
Quindici minuti per ricordare quindici vittime. Ogni venerdì, dal 1 novembre scorso, in Serbia manifestanti e poliziotti bloccano il traffico per un quarto d'ora. L'obiettivo è ricordare le persone morte a causa di un crollo alla stazione ferroviaria di Novi Sad.
In piazza anche contro il governo e il presidente Vucic
Un tetto in cemento in un'ala dello scalo è infatti improvvisamente crollato, travolgendo le persone che entravano e uscivano dalla stazione. A morire sul colpo erano state quattordici persone, alle quali si aggiungevano tre feriti immediatamente dichiarati in condizioni critiche, uno dei quali non ce l'ha poi fatta.
Da allora, numerosi manifestanti - guidati da studenti - riempiono le strade della Serbia, esprimendo la rabbia per l'incidente ma, più in generale, il loro malcontento nei confronti del governo e del presidente populista Aleksandar Vucic.
Pile di libri lasciate davanti al ministero dell'Istruzione
Molti in Serbia attribuiscono il crollo alla corruzione diffusa nel Paese europeo e a lavori giudicati approssimativi nella ristrutturazione della stazione. Venerdì, gli studenti hanno lasciato pile di vecchi libri scolastici davanti al ministero dell'Istruzione, chiedendo all'esecutivo di rendere conto del proprio operato.