Il piano europeo per la Cop27

L'uso del carbone è uno dei punti più controversi delle politiche ambientali in discussione alla COP27
L'uso del carbone è uno dei punti più controversi delle politiche ambientali in discussione alla COP27 Diritti d'autore Martin Meissner/copyright 2021 The AP
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Di Méabh Mc Mahon
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I ministri dell'Unione si sono riuniti a Lussemburgo per definire una strategia comune, mentre cresce la pressione sulle istituzioni perché supportino posizioni ambiziose

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Anche l'Unione Europea si sta preparando alla Cop27, la Conferenza organizzata dalle Nazioni Unite e dedicata al cambiamento climatico che si Svolgerà a Sharm El Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre. I ministri dell'Ambiente dei 27 Paesi membri si sono incontrati a Lussemburgo per concordare una posizione comune. Obiettivo: impedire che la guerra in Ucraina modifichi al ribasso le ambizioni europee.

Ambizione e realismo

"L'ambizione deve aumentare per mantenere possibile l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura entro gli 1,5 gradi", hanno concordato i ministri. Per questo i Paesi del mondo devono fare di più, in particolare aumentando le rispettive promesse di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. I Paesi dell'Unione, si legge nella dichiarazione conclusiva, sono quelli che più contribuiscono al finanziamento di progetti contro il cambiamento climatico e ribadiscono il loro impegno per la creazione di un fondo da  100 miliardi di euro all'anno, finanziato dagli Stati più sviluppati, a partire dal 2023.

Già i 27 Capi di Stato e di governo, riunitisi a Bruxelles la scorsa settimana, avevano dato una chiara indicazione: "A fronte di eventi meteorologici estremi sempre più intensi e frequenti, compresi, il Consiglio europeo ha sottolineato l'estrema urgenza di rafforzare la risposta globale all'emergenza climatica e alla crisi della biodiversità", si legge nelle conclusioni.

"Per far sì che l'obiettivo di 1,5 °C rimanga raggiungibile, il Consiglio europeo invita tutte le parti, in particolare le grandi economie, a rivedere e rafforzare i rispettivi contributi stabiliti a livello nazionale in tempo utile per la COP 27".

Dal Consiglio pure la richiesta di un accordo globale in materia di biodiversità ambizioso e completo, per arrestare la perdita di biodiversità e possibilmente invertire la tendenza. Tra i punti della COP27, inoltre, c'è un fondo per i Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici, come il Pakistan, dove le inondazioni hanno ucciso 1.700 persone quest'anno. 

Il Parlamento aveva adottato una posizione ancora più ambiziosa, chiedendo di aumentare il targetdi riduzione delle emissioni europeo, oggi al 55%.

Le conclusioni raggiunte dai ministri, comunque, non possono prescindere dal contesto attuale, segnato dalla guerra in Ucraina.

"Ci deve essere una certa flessibilità a breve termine: alcuni Paesi stanno aumentando di nuovo il consumo di carbone e gas, ma sono misure assolutamente temporanee e per motivi di sicurezza energetica", ha detto al suo attivo Teresa Ribera, ministra dell'Energia spagnola.

Il nodo del carbone

Proprio l'uso del carbone è una delle spine nel fianco nella posizione europea. Nel 2021, alla Cop26 di Glasgow, c'era ampio consenso sulla necessità di eliminarlo gradualmente, con anche Cina e India concordi.

Ma con il conflitto in corso diversi Paesi europei hanno annunciato misure temporanee per utilizzarlo di nuovo: Germania, Austria, Italia e Paesi Bassi. Una scelta vista da molti come un passo indietro preoccupante nella lotta al riscaldamento globale.

"Se vogliamo abbassare la temperatura media, dovremmo smettere di bruciare carbone e petrolio. Più bruciamo carbone, più aumentiamo la temperatura e maggiore sarà lo sforzo necessario per invertire la tendenza", dice e Euronews Laurent Babikian, direttore di Capital Markets, un'organizzazione che segue l'impatto ambientale delle aziende e delle città. 

"C'è voluta una guerra per capire che in Europa abbiamo bisogno di una pianificazione per le energie rinnovabili e spero che ora ci sia un'accelerazione in questa direzione".

Non si dice preoccupato, invece, Frans Timmermans, vice-presidente della Commissione Europea e titolare del Green Deal.

"L'unica conclusione che abbiamo tratto dalla guerra è che dobbiamo accelerare la nostra transizione energetica, quindi anche se usiamo un po' più carbone oggi, andremo molto più velocemente nella nostra transizione energetica, quindi nel complesso le emissioni saranno ridotte ancora più velocemente di prima".

La pressione popolare, intanto, aumenta: a Bruxelles migliaia di persone hanno manifestato per il clima davanti alle istituzioni europee, chiedendo ai leader mondiali di adottare decisioni drastiche e all'Unione di supportare posizioni più ambiziose.

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