Tensioni tra Parigi e Bamako, quando finirà la crisi in Mali?

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Di Gregoire Lory
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Le tensioni tra Parigi e Bamako si ripetono sullo spiegamento delle forze europee nella regione del Sahel

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Le tensioni tra Parigi e Bamako si ripercuotono sul dispiegamento delle forze europee nella regione del Sahel.

La tensione è palpabile tra Francia e Mali. L'espulsione dell'ambasciatore francese a Bamako questa settimana ha portato le difficoltà tra i due paesi a un nuovo livello. Ma queste tensioni vanno oltre il semplice quadro bilaterale tra Parigi e la sua ex colonia. Per estensione, interessano anche l'Unione Europea.

La giunta militare, al potere dopo due colpi di stato nel 2020 e nel 2021, il mese scorso ha denunciato lo spiegamento delle forze danesi nell'ambito della missione europea Takuba. Di fronte all'ostilità della giunta, Copenaghen preferisce ritirare i suoi soldati presenti a terra. Questa posizione assunta da Bamako solleva interrogativi sul futuro dell'intervento europeo nel Paese e più in generale nel Sahel.

Cos'è la Task Force Takuba?

Takuba è nata nel marzo 2020. È una coalizione di forze europee impegnate a sostenere l'esercito maliano. Sulla carta, il suo obiettivo è quello di sostituire alla fine l'operazione francese Barkhane, lanciata nel 2014 in seguito all'intervento militare francese nel gennaio 2013 per fermare l'avanzata jihadista in Mali.

Attualmente è guidata dal colonnello svedese Peter e conta 14 paesi (Germania, Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Regno Unito, Svezia, Repubblica Ceca).

Se Takuba porta la bandiera europea, le forze e i mezzi militari che compongono questa forza sono principalmente francesi. Questa operazione conta quasi 800 soldati, poco meno della metà inviati da Parigi.

Ma Takuba va oltre la semplice questione strategica. Questa missione rappresenta anche il desiderio di Parigi di coinvolgere i suoi partner europei nella lotta al terrorismo nel Sahel.

Embrione di una forza europea

Per il presidente francese, la task force Takuba è anche l'avvio di una forza di intervento speciale europea. Una forza il cui processo decisionale sarebbe più veloce. Agli occhi di Parigi, Takuba può fungere da referente in termini di difesa e sicurezza dell'UE.

"E' un precursore (Takuba) ma molto francese", sottolinea invece Jean-Pierre Maulny, vicedirettore dell'Istituto per le relazioni internazionali e strategiche (IRIS). “La Francia ha coinvolto i suoi partner europei e deve tenerli informati sulle decisioni da prendere”, aggiunge.

Takuba si affida quindi alla fiducia degli Stati membri a Parigi. La giunta ha dunque colpito il punto debole del sistema europeo. Con la messa in discussione del dispiegamento delle forze europee, Bamako "non colpisce direttamente Parigi ma indeboliamo la Francia nei confronti dei suoi partner europei", analizza Jean-Pierre Maulny.

Svezia, Estonia e Repubblica Ceca partecipano a Takuba con l'invio di forze speciali, alcune decine di soldati. Anche l'Italia è presente ma di più per la presenza di aiuti logistici.

Alle difficoltà tra Francia e Mali si aggiunge il ricorso di Bamako a mercenari russi del gruppo Wagner. Questa nuova presenza straniera cambia il rapporto geopolitico.

In queste condizioni, alcune capitali potrebbero esitare ancora di più a inviare rinforzi. Da parte sua, la Svezia ha già annunciato il suo ritiro da Takuba entro la fine dell'anno.

Quale futuro per Takuba?

Un ritiro puro e semplice delle forze francesi non sembra possibile. Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali in Francia, sarebbe lo scenario peggiore per il capo di stato uscente. Inoltre "questo porrebbe problemi ai partner europei", sottolinea Jean-Pierre Maulny. D'altronde si potrebbe immaginare "una riformattazione di questa missione vicino all'area dei tre confini (Mali, Niger, Burkina Faso) ma non in Mali", aggiunge.

Il vicedirettore di IRIS sottolinea l'aspetto pionieristico di Takuba. Il principio dell'assistenza a un esercito potrebbe essere duplicato. "Penso che il futuro dovrebbe essere l'assistenza in combattimento, ma l'intervento diretto in combattimento", continua Jean-Pierre Maulny.

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Per l'eurodeputata Maria Arena (S&D), qualsiasi operazione esterna europea non può funzionare se è "solo una presenza militare, non è abbastanza. Non è l'unica soluzione". La parlamentare belga sottolinea che se i Paesi del Sahel chiedono sostegno "nella lotta alla criminalità e al jihadismo, sì, abbiamo bisogno di un aiuto europeo" ma aggiunge che queste forze devono venire in aiuto "di tutta la popolazione".

Nell'immediato futuro Parigi può sempre contare sull'appoggio dell'UE. "L'Unione Europea, che è pienamente impegnata per la pace e la stabilità nel Sahel, su richiesta degli Stati ea sostegno delle popolazioni, esprime sostegno e solidarietà alla Francia", si legge in un comunicato.

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