La difficile riforma del sistema d'asilo europeo

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Di Elena Cavallone
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Il Parlamento europeo spinge per una maggiore solidarietà tra gli Stati membri, mentre i governi nazionali faticano ad andare al di là dei loro interessi

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La battaglia su regolamento Dublino potrebbe trasformarsi in un pericoloso gioco al ribasso.

Mercoledi l’europarlamento ha sollecitato il Consiglio dell'Unione europea a prendere una posizione per avviare in tempi brevi i negoziati sulla riforma dell’attuale sistema d’asilo, considerato una delle cause della crisi che l'UE sta attraversando.

"I cittadini europei hanno dimostrato che vogliono che l'Europa risolva la qustione dell'asilo e dell'immigrazione. Fallire non può più essere un'opzione", ha affermato a Strasburgo l'eurodeputata svedese Cecilia Wikstrom, relatrice della proposta di modifica.

Secondo il meccanismo attuale, a trattare la richiesta d’asilo è il primo paese di ingresso dello straniero. Una condanna per i paesi di frontiera come Italia, Grecia e Spagna, ma anche per i migranti stessi, bloccati per mesi in attesa dell'esame della loro domanda. Il Parlamento UE vorrebbe dunque superare questo principio e introdurre la ripartizione obbligatoria dei richiedenti asilo fra i 27 stati membri, un’opzione a cui pero' si oppongono i Paesi del gruppo di Visegrad: Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia.

La presidenza bulgara del consiglio UE ha inoltre proposto di instaurare controlli preventivi (i c.d. controlli pre-Dublino), per assicurare che queste persone non siano una minaccia alla sicurezza nazionale e presentino le basi per essere accolte. A dire no a questa eventualità sono invece i Paesi del sud Europa (Italia, Grecia, Spagna, Malta e Cipro) che temono un aggravamento dei loro oneri e un aumento dei tempi di residenza dei migranti nei loro territori.

Catherine Woollard, Segretario generale del Consiglio europeo per i rifugiati e gli esiliati (ECRE) ci spiega che "una riforma che esaspera la sproporzionata responsabilità dei paesi di ingresso è problematica perché in qusto modo quei paesi avranno un incentivo a non migliorare le condizioni di accoglienza per scoraggiare i migranti a rimanere".

La speranza è che i 27 leader europei riescano a trovare un accordo durante il vertice di giugno, prima che la presidenza del Consiglio UE passi all’Austria, che sull’immigrazione ha posizioni molto rigide. 

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