Il primo ministro ungherese ha demonizzato i rifugiati, nella speranza di assicurarsi un nuovo mandato dopo le elezioni legislative dell'otto aprile
Ricordate i manifesti anti-migranti della campagna sul referendum per la Brexit? Bene, sono riapparsi altrove, fuori dal Regno Unito. In Ungheria espressioni come "stop all'invasione dei migranti" sono il perno centrale della campagna elettorale del partito di governo Fidez, che sulla crisi dei rifugiati ha costruito i suoi consensi, tanto da ribaltare gli equilibri.
Il partito tradizionalmente di estrema destra Jobbik (Movimento per un'Ungheria Migliore) ha infatti assunto posizioni piu moderate e centriste, come afferma Gabor Vona, candidato premier. "Ciò che Jobbik rappresenta oggi è molto più simile al partito Fidesz di una volta, mentre il Fidesz di oggi è molto più simile al vecchio Jobbik".
La frammentazione dell'opposizione socialista ha permesso la crescita dei partiti di estrema destra, che durante la campagna elettorale hanno puntato tutto sulla demonizzazione dell'immigrazione, tralasciando invece altre questioni importanti come educazione e social welfare.
"Questa campagna contro i migranti serve al governo per mantenere unita la base elettorale, mobilitarla e alimentarla costantemente", spiega Balazs Bocskei, analista politico presso l'Istituto IDEA.
In pochi hanno dubbi che grazie a questa carta vincente il primo ministro Viktor Orban si assicurerà un nuovo mandato, confermando i timori e le frustrazioni di Bruxelles.
Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, Fidesz si attesta al 53%, seguito da Jobbik al 16% e dai socialisti al 12%. Sono comunque molti gli indecisi e secondo molti analisti potrebbero essere determinanti in queste elezioni.