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Stati Uniti, i Metallica costringono il Pentagono a ritirare video: usata “Enter Sandman” senza permesso

James Hetfield dei Metallica si esibisce durante l'M72 World Tour il 3 giugno 2025 al Mercedes-Benz Stadium di Atlanta.
James Hetfield dei Metallica si esibisce durante l'M72 World Tour il 3 giugno 2025 al Mercedes-Benz Stadium di Atlanta. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di David Mouriquand
Pubblicato il
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Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha pubblicato sui social media un video con una delle canzoni più conosciute dei Metallica, senza l'autorizzazione della band

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Un classico dell’heavy metal diventa motivo di imbarazzo per il governo degli Stati Uniti. I Metallica hanno costretto il Dipartimento della Difesa americano a ritirare un video pubblicato sui social, colpevole di aver utilizzato senza autorizzazione il brano “Enter Sandman”, storico singolo della band del 1991.

Il video, pubblicato venerdì 11 luglio sulla piattaforma X, mostrava il Segretario alla Difesa Pete Hegseth mentre promuoveva le capacità militari dei droni statunitensi. In sottofondo, però, partiva inequivocabilmente la celebre traccia dei Metallica.

Non appena la band ha emesso una notifica di violazione del copyright, il video è stato prontamente rimosso. A confermare l’accaduto è stato un portavoce del Pentagono: “I rappresentanti di X hanno contattato il Dipartimento della Difesa riguardo a un video postato sulla nostra pagina social e hanno chiesto che fosse rimosso per una questione di copyright con la canzone 'Enter Sandman'. Il video è stato rimosso, corretto e ricaricato”.

Una lunga lista di artisti contro l’uso politico della loro musica

Quello dei Metallica è solo l’ultimo episodio di una lunga serie. Da anni, artisti e band internazionali si oppongono all’uso non autorizzato delle loro opere nei contenuti promozionali e nei comizi, soprattutto durante le campagne dell’ex presidente Donald Trump.

Tra i musicisti che si sono pubblicamente dissociati figurano ABBA, Rolling Stones, Bruce Springsteen, Neil Young, R.E.M., Beyoncé, Guns N' Roses, Woodkid, Rihanna e Céline Dion. Quest’ultima ha criticato l’impiego della sua “My Heart Will Go On” in un video di propaganda politica, ironizzando sulla scelta della canzone:

“E davvero, QUELLA canzone?”.

Il team legale degli eredi di Sinead O’Connor aveva già intimato a Trump di cessare l’uso delle canzoni della cantante, mentre la proprietà di Isaac Hayes ha intentato una causa per ben 134 violazioni del copyright.

“Questa macchina fa causa ai fascisti”

Anche i White Stripes hanno fatto causa per l’uso illecito di “Seven Nation Army” in un video della campagna di Trump. Jack White ha condiviso il documento legale con una didascalia eloquente su Instagram:

“Questa macchina fa causa ai fascisti”, parafrasando lo storico slogan di Woody Guthrie.

L’episodio più recente, prima dell’intervento dei Metallica, ha visto protagonisti i Semisonic. A marzo, la band ha denunciato l’uso non autorizzato della loro hit “Closing Time” in un video pubblicato dalla Casa Bianca, che mostrava un deportato incatenato in aeroporto. Il testo “You don't have to go home but you can't stay here” è stato usato per accompagnare immagini di detenzione, scatenando la reazione del gruppo:

“La canzone parla di gioia, possibilità e speranza – e loro non hanno colto il punto”.

Questo nuovo caso conferma quanto la musica resti un potente strumento comunicativo, ma anche un terreno delicato di scontro. Il rispetto del copyright e dell’identità artistica, soprattutto in contesti politici e istituzionali, è sempre più al centro del dibattito tra creatività, diritti e propaganda.

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