La coreografa italiana Silvia Gribaudi torna in scena con un nuovo spettacolo, "Graces", presentato alla Maison de la Danse di Lione, in Francia, prima di una tournée in tutta Europa.
Con questo spettacolo, il cui nome fa riferimento alle tre Grazie dello scultore Antonio Canova, l'ex ballerina classica Silvia Gribaudi rappresenta un incontro tra corpi, senza ruoli di genere, per danzare al ritmo stesso della natura. Sul palcoscenico, tre artisti (Siro Guglielmi, Matteo Marchesi, Andrea Rampazzo) e la stessa Silvia Gribaudi. Il risultato di anni di esplorazione degli stereotipi di genere, delle identità maschili e femminili, che va ben oltre la danza per aprirsi anche alle altre arti performative e mettere in scena un corpo libero.
Un inno all’accettazione di sé e al credere nelle proprie potenzialità, senza curarsi dei canoni dominanti. "Forse la bellezza è qualcosa che per me è una continua ricerca e anche una direzione. E cercare questa bellezza è qualcosa che apre sicuramente uno stato mentale, un piacere", sottolinea la coreografa, che da anni esplora gli stereotipi e i costrutti sociali attorno ai concetti di bellezza, perfezione, identità.
"Rispetto al corpo, ovviamente siamo inondati di stereotipi. E ognuno di noi decide poi come stare all'interno delle forme del corpo. La parola perfetto, non perfetto, sono sempre parole scivolose, secondo me, proprio perché esiste una zona quasi sconosciuta, una zona di confine dentro cui forse perfezione, imperfezione non esistono più, ma esiste semplicemente la forma fatta di forza, di volume, di spazi. Anche il corpo è fatto di questo", spiega Silvia Gribaudi a Euronews.
Il potere dell'ironia
Ma come affrontare il giudizio, persino la vergogna, a volte? Con l’ironia, dice Silvia Gribaudi. "Forse è proprio stata l'ironia, lo humor, a darmi quella distanza da tutto quello che in qualche modo prima come danzatrice poteva crearmi una difficoltà, nel sentirmi non adeguata. Perché lo humor, il clown, vive nell'essere inadeguato, nell'essere sbagliato e quindi dentro questo continuo errore, trova una grande risorsa", racconta la coreografa.
"Portato nella danza mi ha dato una valvola di rivoluzione, veramente rivoluzione. La rivoluzione che parte dal trasformare attraverso l'ironia, di poter dire in libertà quello che pensi, facendo, ridendo insieme agli altri". C'è spazio per tutti e tutte nella danza, bisogna studiare e trovare i propri maestri, commenta la Gribaudi: "Ma poi, l'importante è trovare la propria chiave poetica, esaltando la propria unicità".
Verso l'accettazione di sè
Durante la sua intervista con Euronews, Silvia Gribaudi ha anche analizzato il suo rapporto alla danza classica e alle forme artistiche più tradizionali. "Sono stata una danzatrice classica, ho amato sempre la danza classica. Tutt'ora la amo e la rispetto. Sicuramente la formazione accademica con degli schemi ben precisi, quindi dei corpi che devono rispondere a delle misure ben precise", dice l'ex ballerina, che ha trovato forme alternative per esprimere la propria identità. "Per me è stato importante proprio trovare un'originalità nel corpo e nell'espressione del corpo, così come dare forza a quello che hai da dire a prescindere da come sei fisicamente. Quindi è stato una ricerca e lo è tuttora".
Il lavoro di Silvia Gribaudi ha anche aiutato dversi giovani, spiega la coreografa: "tante ragazze e tanti ragazzi mi hanno scritto dicendo che ho dato loro speranza. Pensavo di aver finito con la danza. C'è anche spazio per me, grazie a te ho visto che questo spazio esiste. Diciamo che questi tipi di messaggi mi spaventano un po' perché significa che ancora nel 2023 ci sono delle pressioni rispetto alla prestazione fisica di un atleta".