Sono ripresi i negoziati per la Brexit economica, quella che il 31 dicembre porterà Londra fuori dal Mercato unico. Bruxelles guarda alla scadenza di fine anno con perplessità, Londra non vede l'ora di portarla a compimento
Alla ricerca del tempo perduto, se poi si parla di Brexit in tempi di covid, si capisce che di tempo non ce n'è mai abbastanza
I negoziati, per arrivare al gentleman agreement entro la fine dell'anno, sono ripresi, (in via telematica già alla fine di aprile).
E vanno a rilento. Entro il 30 giugno le parti potranno decidere per una estensione che consenta di negoziare oltre il 2020.
Il capo negoziatore dell'Unione europea, Michel Barnier, si è detto molto scettico nelle sue ultime esternazioni, le posizioni su molti dossier restano distanti e il premier britannico Boris Johnson non prende in considerazione un'estensione del periodo di transizione.
Il 31 dicembre prossimo, stando ai piani di Londra, si dovrebbe consumare la Brexit economica, che traghetterà i britannici fuori dal Mercato unico europeo e dall'Unione doganale. Stando ai piani di Londra. appunto
Le difficoltà non mancano
Le difficoltà nel dialogo non mancano malgrado il momento delicato, solo per citarne una il Governo britannico voleva indirizzare alcune proposte di accordo ai soli negoziatori europei, chiedendo espressamente di non condividerne il contenuto con gli Stati membri.
I motivi di dissenso sono, tuttavia, soprattutto sostanziali e legati alle modalità con cui le due parti vogliono arrivare a un accordo finale. E mentre Bruxelles vuole portare avanti i negoziati in parallelo per tutte le materie oggetto del confronto, il Regno Unito preferisce un approccio parcellizzato, che vada ad analizzare tema per tema che approderebbe a un tipo di accordo commerciale sul modello di quello canadese.
Bruxelles vorrebbe che alla fine qualunque tipo di accordo si raggiungesse, non venissero meno tre punti fondamentali: la condivisione di valori di base, la continuità nell’adesione del Regno Unito alla Convenzione europea dei diritti umani e il riconoscimento del ruolo della Corte di giustizia europea da parte del governo britannico anche dopo la fine dei negoziati.