Fusione Fca-Renault, Francia chiede garanzie: "Tutelare i dipendenti"

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Di Euronews
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Il ministro dell'Economia Bruno Le Maire loda l'operazione ma fissa alcuni paletti: "Chiederemo garanzie sull'occupazione e sul mantenimento dei siti in Francia". Lo Stato francese conserverà il 7,5% della nuova entità

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La fusione tra Fiat Chrysler e Renault è una bella opportunità per l'industria automobilistica europea ma la Francia vigilerà sull'operazione, oltre a mantenere il 7,5% della nuova entità post fusione. Lo ha ribadito il ministro dell'economia francese Bruno Le Maire in un'intervista radiofonica ad Rtl.

"Chiederemo garanzie sull'occupazione e sul mantenimento dei siti in Francia - ha detto il ministro -. Sono le due richieste che ho avanzato al presidente Jean-Dominique Senard fin dall'inizio del negoziato con Fca".

Sulla stessa lunghezza d'onda di Le Maire anche Matteo Salvini. Oltre a lodare l'operazione, ieri il ministro dell'Interno italiano ha prospettato l'ingresso dello Stato nel capitale del futuro gruppo per bilanciare la partecipazione di Parigi.

"Mi sembra operazione utile per Italia e per l'Europa per avere un gigante dell'auto - ha detto il vicepremier -. Se tutti rispettano gli impegni presi mi sembra giusto si vada in questa direzione".

Decisamente meno entusiasta Fabien Gache, rappresentante del sindacato francese Cgt, secondo cui i dipendenti rischiano di pagare a caro prezzo la fusione tra i due giganti dell'auto.

"Gli azionisti di maggioranza di un'azienda, in particolare la famiglia Agnelli, hanno una sola ossessione, rendere più ricco chi è già ricco", ha detto Gache.

La fusione darebbe vita alla terza casa automobilistica più grande del mondo. Resta da chiarire la posizione di Nissan e Mitsubishi: tra le richieste di Le Maire c'è anche quella di includere nell'operazione la partnership di Renault con le due aziende giapponesi. Motivo per cui mercoledì 29 Senard parteciperà, assieme all'amministratore delegato di Renault Thierry Bolloré, al consiglio di amministrazione di Nissan in Giappone.

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