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Sterlina in picchiata, non piace l'incertezza sulla permanenza in Europa

Sterlina in picchiata, non piace l'incertezza sulla permanenza in Europa
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Di Alfredo Ranavolo
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Dopo l'appoggio alla campagna per l'uscita del sindaco di Londra, peggior risultato giornaliero da quasi 7 anni sul dollaro.

Sarà pure nei desideri di tanti sudditi di sua maestà, ma la “Brexit” proprio non sembra piacere ai mercati.

Anche se alcuni operatori sostengono che a susictare timori sia più l’incertezza che l’ipotesi di una vittoria del “no” alla permanenza in Europa.

La sterlina fa segnare il suo peggior risultato giornaliero da marzo 2009, nei confronti del dollaro, cedendo il 2,1% a 1,4102, dopo l’appoggio del sindaco di Londra Boris Johnson alla campagna referendaria per l’uscita della Gran Bretagna dell’Unione Europea.

Annunciando che la consultazione si terrà il 23 giugno, il premier David Cameron, dopo l’accordo raggiunto nello scorso week end ha, invece, espresso il suo favore alla eprmanenza in ambito comunitario.

Un’accelerazione su un trend discendente, già costato al pound il 4% del suo valore sul biglietto verde, dall’inizio dell’anno.

Valuta britannica in calo anche sull’euro, dell’1,2 per cento.

Negli ultimi 18 mesi, la sterlina è calata del 17% nei confronti del dollaro, a causa dell’outlook sui tassi britannici, che rimangono fermi mentre quelli americani hanno cominciato (pur lentamente) a essere aumentati dalla banca centrale.

Di conseguenza l’attrattiva della moneta del Regno Unito è calata, secondo gli investitori, allontanandosi dai massimi raggiunti il primo luglio 2014 a 1,7165.

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