Diana Loginova, 18 anni, resta in custodia per aver cantato canzoni contro la guerra. Attivisti denunciano repressione della libertà di espressione in Russia
Un tribunale russo ha prolungato di altri 13 giorni la detenzione di Diana Loginova, cantante di strada di 18 anni arrestata per aver eseguito canzoni contro la guerra in Ucraina durante una performance a San Pietroburgo.
È la terza condanna consecutiva: la giovane musicista è in custodia dal 15 ottobre e, secondo le Ong per i diritti umani, è vittima di una strategia mirata a impedirne il rilascio.
Loginova, che si esibisce con il nome d'arte Naoko nella band Stoptime, è accusata di aver “violato l'ordine pubblico” e di aver “screditato le forze armate russe”, un reato amministrativo introdotto nel 2022 per frenare ogni forma di dissenso contro la guerra.
Anche il collega di band Alexander Orlov è stato ripetutamente arrestato. Entrambi respingono tutte le accuse.
Amnesty International: “Arresti usati per zittire il dissenso”
Amnesty International ha denunciato il caso definendolo un evidente attacco alla libertà di espressione in Russia, parlando di “arresti carosello”: una pratica utilizzata per trattenere persone senza formulare accuse penali più serie.
“I ripetuti arresti di Naoko e dei suoi compagni di band sono una punizione per le loro esibizioni pubbliche, una boccata d’aria in un Paese soffocato dalla censura”, dichiara Denis Krivosheev di Amnesty International. L’organizzazione chiede il rilascio immediato e incondizionato dei musicisti.
Video virali e pressioni del Cremlino
I video delle esibizioni della band Stoptime, in cui decine di persone cantano testi critici verso il Cremlino e la guerra, sono diventati virali sui social. Dopo la diffusione dei video, gruppi di attivisti pro-Cremlino hanno chiesto alla polizia di intervenire, scatenando una serie di arresti.
Le esibizioni di Stoptime hanno ispirato artisti in altre città russe che hanno cantato gli stessi brani in solidarietà, portando a ulteriori sanzioni e multe.
Repressione del dissenso in Russia: quadro più ampio
Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina nel 2022, la Russia ha intensificato il controllo sulla libertà di espressione. Nel mirino: musicisti e artisti, media indipendenti, Ong per i diritti umani, attivisti Lgbtq+ e civici.
Centinaia di persone sono state incarcerate per aver espresso opinioni contro la guerra e migliaia sono fuggite all’estero.
Il caso di Diana Loginova diventa così simbolo della crescente repressione del dissenso in Russia.