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Iran, consigliere di Khamenei: "Con Israele non c’è tregua, il conflitto può riesplodere"

Israele attacca l'Iran
Israele attacca l'Iran Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Farhad Mirmohammadsadeghi
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il consigliere di Khamenei Yahya Rahim-Safavi avverte che Iran e Israele si trovano in uno “stato di guerra” e chiede una strategia offensiva. Cresce la tensione dopo le minacce israeliane e le valutazioni Usa sul programma nucleare iraniano

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A quasi due mesi dall'entrata in vigore del cessate il fuoco tra Iran e Israele, le tensioni sono tornate a montare. Domenica, Yahya Rahim-Safavi, ex comandante delle Guardie Rivoluzionarie (Irgc) e principale consigliere militare del leader supremo Ali Khamenei, ha dichiarato che i due Paesi si trovano in uno "stato di guerra" e che il conflitto potrebbe riaccendersi "in qualsiasi momento".

"Non siamo in un cessate il fuoco, ma in una fase di guerra, e questa situazione può cambiare rapidamente", ha affermato. "Il cessate il fuoco significa solo smettere di sparare, ma può ricominciare. Noi militari elaboriamo strategie, consideriamo gli scenari peggiori e li pianifichiamo".

Rahim-Safavi ha chiesto l’adozione di una "strategia offensiva" per rispondere alle minacce di Stati Uniti e Israele, sottolineando che l’Iran deve rafforzare non solo le proprie capacità militari, ma anche quelle diplomatiche, mediatiche, missilistiche, con droni e cibernetiche.

L'ex comandante dell'Irgc ha inoltre fatto riferimento alla dottrina israelo-americana della “pace attraverso la forza”, sottolineando che anche Teheran deve adottare lo stesso approccio: "Nel sistema naturale, i deboli vengono danneggiati. Se si cerca la pace e la sicurezza, bisogna diventare forti".

Yahya Rahim Safavi, ex comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (Irgc)
Yahya Rahim Safavi, ex comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (Irgc) رسانه‌های ایران

Le minacce israeliane e il ruolo della Cina

Le parole arrivano pochi giorni dopo le dichiarazioni del capo di stato maggiore israeliano Eyal Zamir, che parlando a nord di Tel Aviv ha definito i raid contro obiettivi iraniani una "guerra preventiva" volta a eliminare una "minaccia esistenziale" prima che diventi irreversibile.

"Siamo disposti a pagare un prezzo elevato per garantire la nostra sopravvivenza", ha detto Zamir, aggiungendo che Israele è pronto a colpire di nuovo.

Secondo valutazioni statunitensi, i raid aerei israeliani e americani avrebbero rallentato di alcuni mesi il programma nucleare iraniano. Questa circostanza ha spinto diversi esponenti della destra israeliana a chiedere ulteriori attacchi su Teheran. Un consigliere del premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato al settimanale francese L’Express: "Se Israele non colpisce preventivamente, è un suicidio. Gli stessi iraniani sostengono che Israele sia un Paese delle dimensioni di Hiroshima e che basti una bomba atomica per cancellarlo".

Nel frattempo, fonti regionali riportano che la Cina starebbe collaborando con Teheran per ricostruire la capacità missilistica danneggiata dagli attacchi, anche se al momento non ci sono conferme ufficiali.

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