La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati Francesca Albanese ha chiesto l'isolamento globale di Israele lanciando un appello a tagliare i legami con Tel Aviv
La relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati Francesca Albanese ha definito martedì la conferenza internazionale del Gruppo dell'Aia, che si sta svolgendo nella capitale colombiana Bogotà, "il più importante sviluppo politico degli ultimi venti mesi", sottolineando che l'incontro giunge in un'"ora esistenziale" sia per il popolo palestinese che per quello israeliano.
Durante la conferenza, che vede la partecipazione di trenta Paesi, si discuteranno i passi pratici per attuare una risoluzione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite che invita gli Stati membri a intraprendere azioni concrete per spingere Israele a porre fine all'occupazione dei territori palestinesi, in conformità con il parere consultivo emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia nel luglio 2024.
Albanese ha invitato i partecipanti a tagliare i legami a tutti i livelli con Tel Aviv denunciando lo smantellamento da parte di Israele "dell'ultima funzione dell'Onu, l'assistenza umanitaria".
Crescente sostegno internazionale a Gaza
Alla conferenza, convocata dal presidente colombiano Gustavo Petro per "introdurre misure giuridiche, diplomatiche ed economiche concrete che possano fermare la distruzione di Israele" a Gaza, hanno partecipato rappresentanti di Paesi come Cina, Qatar, Algeria, Indonesia, Spagna e Brasile. L'evento mira a cristallizzare un piano d'azione che includa misure politiche, economiche e legali per fare pressione su Israele.
Petro ha dichiarato che la mossa segna il passaggio dalla "condanna verbale" all'"azione collettiva efficace" per fermare quella che ha definito "un'aggressione continua".
Nel suo parere, la Corte internazionale di giustizia ha sottolineato che "l'occupazione israeliana non può essere giustificata da preoccupazioni di sicurezza" e ha ritenuto che gli Stati membri delle Nazioni Unite non dovrebbero fornire alcun sostegno a Israele finché l'occupazione continua.
Albanese sfida le sanzioni statunitensi
Nonostante le sanzioni che le sono state imposte dal Dipartimento di Stato statunitense la scorsa settimana, Albanese ha giurato di continuare a svolgere le sue funzioni, sottolineando che "questi attacchi non sono contro di me personalmente, ma piuttosto un messaggio di intimidazione diretto a chiunque difenda la giustizia internazionale".
"Si tratta di una chiara violazione della Convenzione Onu sui privilegi e le immunità, che protegge i funzionari delle Nazioni Unite, compresi gli esperti indipendenti, dalle parole e dalle azioni intraprese nell'esercizio delle loro funzioni", ha dichiarato la relatrice speciale Onu, sottolineando che l'acquisizione di terra con la forza è vietata dal diritto internazionale.
"Non possiamo rimanere in silenzio e so di non essere sola. Non si tratta di me, ma della giustizia per il popolo palestinese in un momento cruciale della sua storia", ha aggiunto Albanese.
"Per troppo tempo il diritto internazionale è stato trattato come un'opzione selettiva, imposta ai deboli e aggirata dai forti. È ora di porre fine a questa ipocrisia e di ripristinare il prestigio del diritto", ha detto la relatrice. "Il mondo ci riterrà tutti responsabili delle nostre azioni in questo momento: sceglieremo il silenzio o ci batteremo per la dignità umana?".
Le misure proposte per interrompere la distruzione di Gaza da parte di Israele
Le misure proposte comprendono l'interruzione delle esportazioni di armi verso Israele, l'impedimento dell'ingresso nei porti alle navi che trasportano equipaggiamenti militari e l'avvio di azioni legali a sostegno dei diritti delle vittime palestinesi.
In occasione di una precedente riunione del Gruppo dell'Aia, nel gennaio 2025, nove Paesi si sono impegnati ad attuare le misure provvisorie emesse dal tribunale, mentre i Paesi che partecipano alla conferenza di Bogotà sperano di ampliare queste misure e di stabilire meccanismi chiari per la loro attuazione.
In un articolo pubblicato sul The Guardian, il presidente colombiano ha chiesto la protezione del sistema legale globale, affermando: "O difendiamo i principi che prevengono le guerre, o assisteremo al collasso del sistema internazionale sotto la pressione della forza bruta".