Sono stati attaccati quanti si recavano a ricevere cibo e altri aiuti nei centri distribuzione della nuova Gaza Humanitarian Foundation a Rafah e nei pressi del corridoio di Netzarim
Almeno 31 persone sono state uccise e 175 ferite domenica mentre si recavano a ricevere cibo e aiuti in un centro allestito a Rafah, nella Striscia di Gaza, secondo le autorità locali, la Croce Rossa e diversi testimoni.
I testimoni hanno detto che le forze israeliane hanno sparato sulla folla a circa un chilometro di distanza dal centro allestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), un'organizzazione incaricata da Israele d fornire assistenza ai palestinesi della Striscia.
L'esercito israeliano ha sostenuto in una breve dichiarazione di non essere "al momento a conoscenza di feriti causati dal fuoco (militare israeliano) all'interno del sito di distribuzione degli aiuti umanitari".
La Ghf, sostenuta da Israele e Stati Uniti, e che si avvale di personale privato per la sicurezza, ha dichiarato in un comunicato di avere distribuito il carico di 16 camion aiuti "senza incidenti" all'inizio di domenica, negando le testimonianze di caos e spari intorno ai suoi siti, che si trovano in zone militari israeliane dove l'accesso indipendente è limitato.
Le autorità di Gaza segnalano anche un altro morto e una trentina di feriti nel centro di distribuzione nei pressi del corridoio militare israeliano di Netzarim che divide in due la Striscia.
L'ennesimo incidente di questo genere è avvenuto a poche ore dall'apparente fallimento dei negoziati tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco. I morti dal 27 maggio nei centri di aiuto sono già 49, oltre a 300 feriti, riporta l'emittente Al Jazeera.
Gaza, il nuovo sistema di aiuti inficiato dal caos
La distribuzione degli aiuti da parte della Gaza Humanitarian Foundation è stata funestata dal caos e diversi testimoni hanno affermato che le truppe israeliane hanno sparato sulla folla vicino ai luoghi di consegna.
Prima di domenica, almeno sei persone erano state uccise e più di 50 ferite, secondo i funzionari sanitari locali.
Le agenzie delle Nazioni Unite e i principali gruppi di aiuto si sono rifiutati di lavorare con la fondazione, affermando che essa viola i principi umanitari perché permette a Israele di controllare chi riceve gli aiuti e costringe le persone a trasferirsi nei luoghi di distribuzione, causando ulteriori sfollamenti di massa nell'enclave.
Israele e gli Stati Uniti affermano che il nuovo sistema ha lo scopo di impedire ad Hamas di dirottare gli aiuti. Israele non ha fornito alcuna prova di deviazioni sistematiche e le Nazioni Unite negano che si siano verificate.
Spari militari Israele vicino al centro di distribuzione e ospedale
Gli spari di domenica sono scoppiati in una rotatoria a circa un chilometro dal sito di distribuzione, in un'area controllata dalle forze israeliane, hanno detto i testimoni.
"Ci sono stati molti martiri, comprese le donne", ha detto all'Associated Press (Ap) Ibrahim Abu Saoud, un palestinese che ha visto le forze israeliane aprire il fuoco contro le persone che si muovevano verso il centro di distribuzione degli aiuti.
"Eravamo a circa 300 metri di distanza dai militari", ha detto il 40enne residente della zona.
Un altro testimone, Mohammed Abu Teaima, 33 anni, ha detto all'Ap di avere visto le forze israeliane aprire il fuoco e uccidere suo cugino e un'altra donna mentre si dirigevano verso l'hub degli aiuti.
Abu Teima ha detto che suo cugino è stato colpito al petto ed è morto sul posto. Molti altri sono stati feriti, tra cui suo cognato, raggiunto da colpi da arma da fuoco mentre aspettava fuori dall'ospedale da campo della Croce Rossa notizie sul suo parente ferito.
Il piccolo Adam verso l'Italia, morto il padre
Il bambino palestinese di 11 anni, sopravvissuto al bombardamento che il 23 maggio ha ucciso i suoi 9 fratelli, dovrebbe venire per cure in Italia, ha fatto sapere sabato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
La notizia della strage della sua famiglia era stata ricevuta in ospedale da Alaa al-Najaar, una pediatra impegnata a soccorrere i feriti nell'ospedale Nasser di Khan Younis.
Domenica è morto anche il padre dei bambini, Hamdi al Hajjar, che era in casa con i figli al momento del raid.