Proteste a Tripoli e in altre città libiche per chiedere le dimissioni del premier Dbeibeh. Tre ministri si dimettono in solidarietà ai manifestanti. Le tensioni politiche e i conflitti armati riportano la Libia al punto di partenza
Centinaia di libici sono scesi in piazza venerdì in proteste di massa nella capitale Tripoli e in altre città, chiedendo la destituzione del premier Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh e del suo governo. Sono scoppiati scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell'ufficio presidenziale, causando la morte di un membro delle forze di sicurezza che proteggevano l'edificio.
Sulla scia delle manifestazioni, il primo ministro ha dichiarato: "Il diritto alla protesta pacifica è una delle conquiste della Rivoluzione di febbraio, ed è rimasto disponibile nella Libia occidentale, ed è liberamente esercitato all'interno di quadri legali e nel rispetto delle istituzioni statali".
In una dichiarazione ufficiale ha aggiunto che la visione del suo governo deriva dal fatto che "il raggiungimento di una stabilità duratura in Libia passa attraverso la fine di tutti gli organismi che si sono arroccati al potere per più di un decennio e hanno contribuito a prolungare la divisione politica e a ostacolare la costruzione dello Stato", riferendosi alla Camera dei rappresentanti e al Consiglio di Stato.
Ha inoltre ringraziato i membri del Ministero dell'Interno per gli sforzi compiuti nel garantire la manifestazione in Piazza dei Martiri e per il loro impegno nel proteggere i manifestanti e nel mantenere l'ordine pubblico, sottolineando che "porre fine ai gruppi armati e allinearsi pienamente con la polizia regolare e i servizi di sicurezza è un'ampia richiesta popolare che costituisce la pietra angolare della costruzione di uno Stato di diritto e delle istituzioni".
Proteste a Tripoli: manifestanti chiedono le dimissioni
I manifestanti hanno scandito slogan contro la classe politica al potere, tra cui "il popolo vuole che il governo cada" e "vogliamo le elezioni", tenendo in mano cartelloni raffiguranti il primo ministro, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Ibrahim Dbeibah e del Ministro dell'Interno Imad Tarbolsi.
I manifestanti hanno marciato da Piazza dei Martiri di Tripoli verso la sede del governo nel centro della città, dove hanno espresso la loro determinazione a rimanere "finché Dbeibeh non se ne andrà".
Fonti statali riferiscono che le forze di sicurezza hanno sventato un tentativo di assalto all'ufficio del primo ministro da parte di un gruppo infiltrato tra i manifestanti, notando che la recinzione esterna dell'edificio è stata distrutta.
Tre ministri si dimettono in solidarietà con i manifestanti
In una mossa che dimostra la crescente pressione sul governo, tre ministri hanno annunciato le loro dimissioni in solidarietà con il movimento popolare. Le dimissioni riguardano il Ministro dell'Economia e del Commercio Mohammed al-Hawij, il Ministro del Governo locale Badreddine al-Toumi e il Ministro del settore abitativo Abu Bakr al-Ghawi.
Le dimissioni hanno fatto seguito alla crescente rabbia dell'opinione pubblica dopo gli scontri tra due gruppi armati a Tripoli che hanno provocato la morte di otto civili, secondo le Nazioni Unite, e alle crescenti critiche che il governo dovrebbe essere ritenuto responsabile per il suo fallimento nel ripristinare la stabilità.
Il comandante dell'Agenzia di sostegno alla stabilizzazione (Ssa) Abdelghani al-Kakli, noto come "Ghaniwa" è stato ucciso durante gli scontri, che si sono placati mercoledì dopo che il governo ha annunciato una tregua.
La Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha espresso grave preoccupazione per la recente escalation e ha invitato tutte le parti a prendere le misure necessarie per proteggere i civili e le proprietà pubbliche.
La situazione economica si stabilizza nonostante le tensioni
Nonostante il perdurare delle tensioni politiche, la National Oil Corporation (Noc) ha confermato che le operazioni presso i suoi impianti petroliferi meridionali e orientali procedono normalmente e che l' esportazione di petrolio e gas non è stata compromessa. La Noc ha rilevato che il tasso di produzione ha raggiunto 1.376.415 barili nelle ultime 24 ore.
I dati provenienti dall'interno dei campi petroliferi e dei porti indicano che le operazioni di produzione non sono state influenzate dagli scontri in corso a Tripoli, con i gruppi armati che si sono concentrati sulle aree di influenza politica piuttosto che sulle zone economiche vitali.
La Libia è politicamente divisa dal rovesciamento del regime di Muammar Gheddafi nel 2011, con il potere de facto condiviso tra l'est, controllato dal Feldmaresciallo Khalifa Haftar e dal suo esercito, e l'ovest, da anni conteso da milizie rivali.