Oltre 70 ex concorrenti dell’Eurovision chiedono l’espulsione dell’emittente israeliana Kan dall’UER, accusando l’ente europeo di radiodiffusione di doppio standard rispetto alla guerra a Gaza
Una lettera aperta firmata da oltre 70 ex partecipanti all’Eurovision Song Contest ha infiammato il dibattito politico e culturale sul ruolo di Israele nel concorso canoro europeo. I firmatari accusano l’Unione europea di radiodiffusione (Uer) di "sbiancare" le azioni di Tel Aviv nella Striscia di Gaza e chiedono l’espulsione dell’emittente pubblica israeliana Kan dai membri dell’organizzazione.
La presa di posizione è arrivata a pochi giorni dall’inizio dell’edizione 2025 dell’Eurovision, che si terrà a Basilea, in Svizzera, con le semifinali fissate per il 15 maggio.
Secondo quanto riportato dai principali media internazionali, tra cui il britannico The Independent, gli artisti denunciano un evidente doppio standard da parte dell’Uer, che aveva escluso la Russia nel 2022 in seguito all’invasione dell’Ucraina, mentre continua a consentire la partecipazione di Israele nonostante le “gravi violazioni del diritto internazionale umanitario” commesse durante l’offensiva su Gaza.
"Due pesi e due misure": le critiche degli artisti e il confronto con il caso Russia
La cantante maltese Thea Garrett, che ha rappresentato il suo Paese nel 2010, ha dichiarato: “Non può esserci una regola per la Russia e una diversa per Israele. Se bombardi, sei escluso.” La frase riassume lo spirito della protesta che sta unendo ex concorrenti di diversi paesi, in una mobilitazione senza precedenti nella storia del concorso.
I firmatari non si limitano a criticare la decisione di ammettere Israele al concorso, ma accusano direttamente l’emittente Kan di essere complice di un presunto “genocidio contro il popolo palestinese”, sostenendo che l’Uer stia normalizzando i crimini di guerra attraverso la partecipazione di Israele a un evento di rilievo culturale e mediatico come Eurovision.
L’Uer replica: “Riconosciamo le preoccupazioni internazionali”
In risposta alla lettera, l’Uer ha dichiarato di “riconoscere pienamente la preoccupazione internazionale associata al conflitto in Medio Oriente” e ha sottolineato che è in contatto costante con le delegazioni partecipanti. Tuttavia, non ha fornito segnali di voler rivedere la propria decisione riguardo alla partecipazione di Israele.
Le tensioni, intanto, continuano ad aumentare. Già lo scorso anno la presenza della concorrente israeliana Eden Golan aveva sollevato proteste e boicottaggi da parte di altre delegazioni, tra cui Irlanda e Grecia. Durante le semifinali e la finale, Golan era stata fischiata dal pubblico e aveva dichiarato di essersi esibita sotto pesante protezione di sicurezza, indossando persino una parrucca per motivi di sicurezza.
Eurovision 2025: tra tensioni politiche e sfide diplomatiche
Quest’anno, a rappresentare Israele è la cantante Yuval Raphael, un sopravvissuto all’attacco al Nova Music Festival del 7 ottobre 2023. La sua partecipazione è già oggetto di controversie, soprattutto dopo che la scorsa edizione fu segnata da un acceso dibattito sulla canzone “October Rains” di Eden Golan, il cui testo fu modificato su richiesta del comitato organizzatore per evitare riferimenti troppo espliciti agli attacchi di Hamas.
L’edizione 2025 si preannuncia quindi come una delle più tese e politicamente delicate nella storia dell’Eurovision. Le pressioni per un trattamento equo e coerente tra i membri dell’Uer si scontrano con considerazioni geopolitiche e con il crescente utilizzo dei palcoscenici culturali come spazi di protesta e rivendicazione politica.