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Dazi Usa: Trump parla di colloqui commerciali con la Cina ma Pechino nega

Donald Trump saluta il Primo Ministro norvegese Jonas Gahr St¯re al suo arrivo alla Casa Bianca, giovedì 24 aprile 2025, a Washington.
Donald Trump saluta il Primo Ministro norvegese Jonas Gahr St¯re al suo arrivo alla Casa Bianca, giovedì 24 aprile 2025, a Washington. Diritti d'autore  AP Photo
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Di Tina Teng
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Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che sono in corso colloqui commerciali con la Cina, mentre Pechino nega l'esistenza di negoziati. Intanto, l'ipotesi di una riduzione dei dazi e il tono più distensivo del presidente verso la Fed spingono i mercati azionari globali al rialzo

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Giovedì, il presidente Usa Donald Trump ha affermato che si sono tenuti colloqui tra Stati Uniti e Cina riguardo ai dazi commerciali, contraddicendo le dichiarazioni ufficiali cinesi.

"Hanno avuto un incontro questa mattina", ha detto Trump ai giornalisti durante un incontro con il primo ministro norvegese alla Casa Bianca giovedì. Tuttavia, ha rifiutato di identificare il rappresentante cinese coinvolto, aggiungendo: "Non importa chi sia 'loro'. Potremmo rivelarlo più tardi, ma hanno avuto incontri questa mattina e noi abbiamo avuto incontri con la Cina".

Poche ore prima il portavoce del Ministero del Commercio cinese, He Yadong, aveva negato l'esistenza di negoziati in corso: "attualmente non sono in corso negoziati commerciali tra Cina e Stati Uniti. Qualsiasi affermazione sui progressi nei colloqui è puramente speculativa e non ha alcuna base fattuale".

Venerdì nel briefing quotidiano il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha aggiunto che Cina e Usa "non hanno alcuna consultazione o negoziato sui dazi".

La questione dei dazi e le tensioni sul fentanyl

Martedì Trump aveva annunciato l'intenzione di ridurre i dazi imposti alla Cina, pur precisando che non saranno azzerate. Attualmente, gli Stati Uniti impongono dazi del 145 per cento sulle merci cinesi, mentre la Cina del 125 per cento su beni americani, oltre a misure non tariffarie come il blocco degli acquisti da Boeing e restrizioni sulle terre rare.

Il Wall Street Journal ha riferito che l'amministrazione Trump sta valutando una riduzione dei dazi tra il 50 per cento e il 65 per cento.

Alla richiesta di un commento sulle affermazioni di Trump, il portavoce cinese ha ribadito: "Gli Stati Uniti dovrebbero rimuovere completamente tutte le misure tariffarie unilaterali e cercare di risolvere le differenze attraverso un dialogo paritario".

Più tardi sul suo Truth Social Trump ha scritto: "la Boeing dovrebbe far causa alla Cina per non aver acquistato gli aerei promessi" e ha attaccato Pechino per il ruolo nel traffico di fentanyl, affermando: "Il fentanyl continua a riversarsi nel nostro Paese dalla Cina, attraverso il Messico e il Canada... deve finire ORA!".

A febbraio, Trump aveva introdotto nuovi dazi del 20 per cento alla Cina e del 25 per cento a Canada e Messico per contrastare il traffico dell'oppioide sintetico.

I mercati reagiscono: segnali di distensione e rally globale

Nonostante le dichiarazioni contrastanti, l’attenuazione apparente delle tensioni e il tono più morbido di Trump verso il presidente della Federal Reserve Jerome Powell hanno avuto un effetto positivo sui mercati azionari.

Giovedì, le borse mondiali sono salite per il quarto giorno consecutivo: l’S&P 500 è aumentato del 2 per cento, toccando il livello più alto dal 3 aprile.

L’Euro Stoxx 600 e il Dax tedesco hanno segnato la seconda settimana consecutiva in positivo. In Asia il Nikkei 225 giapponese è salito di oltre il 2 per cento, il Kospi sudcoreano ha guadagnato oltre l'1 per cento.

L’Hang Seng di Hong Kong è salito dell’1,5 per cento recuperando le perdite di inizio mese.

La Banca Popolare Cinese ha ribadito il suo impegno a una politica monetaria moderatamente espansiva per sostenere la crescita economica, nonostante le pressioni dovute alla guerra commerciale.

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