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Terre rare, il Kazakistan scopre una riserva: "È la terza più grande al mondo”

Uno dei minerali facenti parte delle cosiddette terre rare: l'ittrio
Uno dei minerali facenti parte delle cosiddette terre rare: l'ittrio Diritti d'autore  Euronews
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Di Galiya Khassenkhanova
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A Karagandy, in Kazakistan, è stato scoperto un importante giacimento di di terre rare, con riserve potenziali pari a venti milioni di tonnellate, ma gli esperti frenano: sono necessarie ancora ulteriori esplorazioni

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Alla vigilia del vertice Ue-Asia centrale in Uzbekistan, il Kazakistan ha annunciato la scoperta di un grande giacimento di terre rare. La scoperta è stata fatta a Karagandy, nella porzione centrale del territorio della nazione asiatica. Già soprannominato "Nuovo Kazakistan", il giacimento conterrebbe quasi un milione di tonnellate di cerio, lantanio, neodimio e ittrio, elementi fondamentali non solo per la fabbricazione di dispositivi come smartphone, fotocamere digitali e hard disk di computer, ma anche per la transizione energetica.

Il Kazakistan parla di potenziali 20 milioni di tonnellate a 300 metri di profondità

"All'interno del sito sono state identificate quattro aree con una stima totale delle riserve di terre rare pari a 935.400 tonnellate", ha dichiarato il portavoce del ministero dell'Industria e delle Costruzioni del Kazakistan. Sempre secondo le ipotesi preliminari, le riserve del sito "Nuovo Kazakistan" potrebbero raggiungere i venti milioni di tonnellate a 300 metri di profondità, con un contenuto medio di terre rare di 700 grammi per tonnellata.

Se confermato, il Kazakistan si collocherebbe tra i primi tre Paesi al mondo in termini di riserve. Tuttavia, gli esperti hanno invitato alla cautela: Georgiy Freiman, presidente del comitato esecutivo dell'Associazione professionale degli esperti minerari indipendenti (PONEN), ha affermato che la valutazione è ancora alla fase iniziale. "Per poterlo definire un giacimento, bisogna innanzitutto studiare a fondo tutti gli elementi presenti nell'area con la mineralizzazione", ha affermato, sottolineando che sono necessari ulteriori lavori esplorativi.

"È necessario studiare l'idrogeologia, la geomeccanica e valutare la fattibilità dell'estrazione e la forma in cui possono essere estratti. È necessario condurre poi una valutazione economica, tenendo conto della situazione del mercato e delle esigenze delle industrie interessate", ha aggiunto. "Solo quando si analizzano tutti questi fattori e si sviluppa un modello si può veramente parlare di giacimento. Senza il quale, si rimane nella mera speculazione".

Un annuncio strategico per Astana

L'esplorazione del sito è iniziata nel 2022 e i risultati sono stati comunicati al governo kazako nell'ottobre 2024. Secondo gli analisti, la tempistica dell'annuncio pubblico - poco prima del vertice UE-Asia centrale - è dunque strategica. Durante il summit, l'Unione europea ha annunciato proprio l'intenzione di approfondire la cooperazione con il Kazakistan, approvando una nuova tabella di marcia per il periodo 2025-2026, che prevede una partnership rafforzata “in materia di esplorazione geologica, ricerca e innovazione".

"L'annuncio è stato azzeccato perché ha aumentato l'importanza del Kazakistan nell'intero dibattito sulle materie prime critiche", ha dichiarato Aleška Simkić, ambasciatrice dell'UE in Kazakistan. "Penso che sia riuscito a porre il Paese al centro dell'attenzione dell'UE", ha aggiunto, sottolineando però che occorre affrontare ancora alcune sfide per l'estrazione di minerali di terre rare nel Paese dell'Asia centrale.

Quali potrebbero essere i prossimi passi

Secondo la società di esplorazione che ha effettuato la scoperta iniziale, lo sviluppo del sito potrebbe richiedere fino a sei anni e circa 10 milioni di dollari (9,03 milioni di euro) di investimenti. Arthur Poliakov, presidente esecutivo del MINEX Forum, ritiene che ci vorranno tra i 10 e i 12 anni per estrarre il minerale. Attualmente il Kazakistan non dispone delle tecnologie necessarie per la lavorazione in profondità degli elementi delle terre rare e avrà bisogno per questo del sostegno di partner stranieri.

Poliakov ha osservato che la Cina sarà probabilmente coinvolta in questo processo, in quanto rappresenta il più grande produttore di metalli delle terre rare e anche il più grande produttore di beni realizzati con questi elementi, tra cui batterie e pannelli solari. "Il secondo attore sarà probabilmente l'Unione Europea. Perché? Perché l'agenda verde, la tecnologia verde, tutto ciò che riguarda lo sviluppo sostenibile delle risorse energetiche sostenibili rappresenta una priorità", ha detto Poliakov. Secondo il quale "il problema principale è la logistica. L'Ue e il Kazakistan sono molto distanti".

Non è stato ancora deciso quale società lavorerà nel sito

Per ora, si pensa che la compagnia mineraria nazionale kazaka Tau-Ken Samruk assumerà la guida della prossima fase di sviluppo. Ciò include il lavoro di pre-investimento, come ulteriori studi geologici, la selezione della tecnologia e le valutazioni di fattibilità.

"Stiamo valutando due opzioni: un'asta o una società locale. C'è la società nazionale Tau-Ken Samruk, che si occupa dello sviluppo di giacimenti. La decisione non è ancora stata presa", ha dichiarato Almas Kushumov, direttore del Dipartimento per l'utilizzo del sottosuolo del ministero dell'Industria e delle Costruzioni kazako.

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