Gaza: l'Idf si ritira da al Shifa, massicce proteste contro Netanyahu in tutto Israele

La polizia contiene una protesta contro l'esenzione degli ultra ortodossi dalla leva militare obbligatoria, Gerusalemme, 31 marzo 2024
La polizia contiene una protesta contro l'esenzione degli ultra ortodossi dalla leva militare obbligatoria, Gerusalemme, 31 marzo 2024 Diritti d'autore Ohad Zwigenberg/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
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Di Michela Morsa
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Le offensive israeliane contro gli ospedali a Gaza. Secondo l'Idf, colpiti i centri di comando di Hamas. Durante il weekend decine di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il governo di Benjamin Netanyahu, chiedendone le dimissioni

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Le truppe israeliane continuano a operare in diverse aree della Striscia di Gaza. Lunedì i residenti dell'area circostante l'enorme complesso ospedaliero di al Shifa, a Gaza City, hanno affermato che l'esercito israeliano si è ritirato dall'ospedale dopo l'assedio durato due settimane, lasciando dietro di sé una vasta distesa di distruzione. 

Centri di comando di Hamas negli ospedali, dice l'Idf

Centinaia di persone sono tornate nell'edificio subito dopo il ritiro delle truppe, trovando decine di corpi dentro e fuori la struttura. Secondo i media gestiti da Hamas l'esercito israeliano ha ucciso più di 400 palestinesi durante la sua incursione nell'ospedale, distruggendo e danneggiando più di mille abitazioni nelle vicinanze.

Mohammed Mahdi, tra coloro che sono tornati, ha descritto una scena di  "distruzione totale". Ha detto che diversi edifici sono stati bruciati. Ha contato sei corpi nell'area, tra cui due nel cortile dell'ospedale. Un altro residente, Yahia Abu Auf, ha detto che c'erano ancora pazienti, operatori sanitari e sfollati rifugiati all'interno del complesso medico. Ha detto che i bulldozer dell'esercito hanno spazzato via un cimitero improvvisato all'interno del complesso ospedaliero. "La situazione è indescrivibile", ha detto ad Associated Press. 

Secondo l'Idf, il bilancio delll'attaco ad al Shifa è di circa 200 morti, tra militanti e alti esponenti di Hamas. L'operazione ha portato all'arresto di altre centinaia di persone e al sequestro di armi e munizioni.

Almeno quattro persone sono state uccise e altre 16 ferite nell'attacco aereo israeliano su un altro ospedale, a Deir al Balah. Il raid ha colpito un accampamento nel cortile della struttura sanitaria al Aqsa dove si trovavano anche diversi giornalisti

L'esercito israeliano afferma di aver colpito il centro di comando della Jihad islamica, allestito nel cortile dell'ospedale. Secondo Israele, le persone uccise nell'attacco erano militanti di Hamas. Ma Il cortile fungeva anche da campo di accoglienza per civili e giornalisti.

Uccisi due palestinesi dopo tentati attacchi

I servizi di emergenza israeliani hanno dichiarato che domenica un membro della minoranza araba del Paese ha accoltellato tre soldati a una fermata dell'autobus nella città meridionale di Beersheba, prima che uno di loro lo uccidesse con un colpo di pistola.

Qualche ora dopo un palestinese armato di coltello è stato ucciso dopo aver ferito tre persone in un centro commerciale nella vicina Gan Yavne, secondo i media israeliani.

Nuovo governo "tecnocratico" in Cisgiordania

Nel frattempo, in Cisgiordania, domenica ha giurato un nuovo governo "tecnocratico", guidato dal nuovo primo ministro Mohammad Mustafa e visto come parte degli sforzi dell'amministrazione statunitense nel quadro della "soluzione dei due Stati".  

La Casa Bianca ha espresso la speranza che questo nuovo gabinetto sarà anche responsabile della ricostruzione postbellica di Gaza. Tuttavia, sia Israele che Hamas rifiutano l'idea.

Israele, in piazza contro il governo

Seconda giornata consecutiva di proteste a Gerusalemme per chiedere le elezioni anticipate e un accordo con Hamas per il ritorno a casa degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza Nel fine settimana decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Tel Aviv, a Gerusalemme e in altre città israeliane per quella che è stata descritta come la più grande protesta antigovernativa dall'inizio della guerra. La manifestazione più grossa si è svolta nella capitale, dove una folla di manifestanti ha anche bloccato un’autostrada. La polizia ha usato cannoni ad acqua per disperdere la folla e ha arrestato 16 persone.

I manifestanti chiedono le dimissioni del governo di Benjamin Netanyahu, accusando il primo ministro di aver seguito una strategia sbagliata e controproducente e di aver sabotato i colloqui per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi catturati da Hamas nell'attacco del 7 ottobre.

Gli ultraortodossi esentati dalla leva, è protesta

In una protesta separata, decine di manifestanti associati al movimento Brothers and sisters in arms, formato da riservisti, si sono radunati domenica nel quartiere ultraortodosso Mea Shearim di Gerusalemme per protestare contro la questione dell'esenzione degli ebrei ultraortodossi dalla leva militare.

Da sempre gli Haredim, che rappresentano il 13 per cento dei cittadini israeliani, non sono obbligati ad arruolarsi e sempre più persone ritengono che, in un periodo di guerra come questo, sia ingiusto.

La questione è diventata un vero e proprio caso politico e negli scorsi giorni sono intervenute anche la Banca centrale e la Corte Suprema. Giovedì il più alto tribunale israeliano ha ordinato all'esecutivo di porre fine all'esenzione e di bloccare temporaneamente i fondi governativi erogati agli studenti ebrei ultraortodossi esentati dal servizio militare entro questo lunedì.

Mentre nel suo rapporto annuale la Banca centrale ha sottolineato che l'ulteriore applicazione dell'esenzione potrebbe avere un impatto negativo sulla situazione economica del Paese. Il governo dovrebbe presentare una legge che affronti la questione dopo continue proroghe.

Netanyahu respinge le richieste di dimissioni

Il premier israeliano ha commentato le proteste e le richieste di dimissioni in un intervento mandato in onda sulle televisioni israeliani domenica sera. Netanyahu ha dichiarato che indire le elezioni anticipate paralizzerebbe Israele per diversi mesi e renderebbe difficile portare avanti i colloqui per la liberazione degli ostaggi.

"Le richieste di elezioni ora, nel bel mezzo della guerra, appena prima della vittoria, paralizzeranno Israele per almeno sei mesi, otto mesi secondo me. Paralizzeranno i negoziati per il rilascio dei nostri ostaggi, porteranno la guerra alla fine prima del completamento dei suoi obiettivi - Il primo a benedirle sarà Hamas, e questo dice tutto", ha detto Netanyahu.

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Determinati a proseguire con l'offensiva a Rafah

Ha fatto questa dichiarazione poco prima di andare in ospedale: è stata scoperta un'ernia e si è deciso di non rimandare l'operazione, che secondo i medici è andata bene. Mentre il premier, 74 anni, è sotto anestesia totale, il vice primo ministro Yariv Levin assumerà le sue funzioni.

Durante la conferenza stampa Netanyahu ha ribadito la sua determinazione a proseguire con un'operazione di terra a Rafah, la città più meridionale della Striscia dove si rifugiano più di un milione di sfollati, ammassati in condizioni disumane. Il primo ministro israeliano ha ribadito che sconfiggere Hamas nella città è essenziale per la vittoria.

Questo lunedì i funzionari israeliani dovrebbe incontrarsi virtualmente con gli statunitensi per discutere le proposte alternative del presidente Usa Joe Biden che, spalleggiato dalla comunità internazionale, da settimane cerca di far desistere Tel Aviv dal procedere con un'invasione di Rafah. Un'offensiva sulla città, infatti, provocherebbe una catastrofe umanitaria senza precedenti.

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