Oxfam: in Italia sempre più ultra-ricchi, a fronte di 5,6 milioni di poveri

In Italia cresce il divario tra ricchi e poveri, secondo Oxfam
In Italia cresce il divario tra ricchi e poveri, secondo Oxfam Diritti d'autore Antonio Calanni/AP
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Un nuovo rapporto pubblicato dalla ong Oxfam fotografa la preoccupante situazione delle disuguaglianze in Italia e nel mondo

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Le disuguaglianze nel mondo, e anche in Italia, continuano a crescere. La forbice tra ricchi e poveri è sempre più ampia. E anche in anni di crisi inflazionistichee di grandi incertezze geopolitiche, le persone più abbienti del mondo hanno visto crescere enormemente i propri patrimoni. La fotografia è stata scattata da un nuovo rapporto pubblicato dall'organizzazione non governativa Oxfam, in occasione dell'apertura del World Economic Forum di Davos. 

Per sconfiggere la povertà, al ritmo attuale, ci vorranno 230 anni

Il documento spiega in particolare che i cinque uomini più ricchi del mondo hanno visto le loro fortune più che raddoppiate (il valore è cresciuto del 114%). E precisa che, se le cose continueranno come accaduto finora, è probabile che entro i prossimi anni si avrà il primo "trilionario" al mondo, ovvero un individuo che, da solo, avrà a disposizione una ricchezza complessiva superiore al miliardo di dollari. Di contro, nel mondo continuano ad esserci 5,6 miliardi di persone indigenti, e per estirpare la povertà a livello globale - sempre seguendo i trend attuali - occorrerà aspettare 230 anni

Un quadro inquietante, dunque, che indica come il nostro modello di sviluppo sia di fatto incapace di rendere il Pianeta meno iniquo. L'Italia, in questo senso, non fa eccezione. Nel nostro Paese, tra il 2021 e il 2022, la quota di ricchezza posseduta dal 20% più povero della popolazione - già misera - è scesa drasticamente, passando dallo 0,51 allo 0,27%. Di contro, quella nelle mani del 10% più ricco è rimasta stabile. 

Oxfam sottolinea anche il fatto che, alla fine del 2021, la ricchezza dello stesso 10% più ricco era 6,3 volte superiore a quella del 50% meno abbiente degli italiani. Nel 2022 il dato è cresciuto a 6,7 volte. Segno, appunto, che la forbice continua inesorabilmente ad ampliarsi. Risalendo ancor di più la piramide delle disuguaglianze, alla fine del 2022 la ricchezza posseduta dall'1% più ricco è risultata pari a 84 volte quella del 20% più povero.

Quasi raddoppiato il numero di miliardari italiani, da 36 a 63

Non sorprende perciò che sia aumentato anche il numero di miliardari in Italia. Si è passati da un totale di 36 a 63: un dato quasi raddoppiato. I patrimoni di questo ristrettissimo gruppo di persone ha raggiunto i 217,6 miliardi di dollari (dato aggiornato a novembre del 2023), con un aumento pari a 68 miliardi (+46%). Similmente, le persone che possiedono più di 5 milioni di dollari sono cresciute di 11.830 unità, passando da 80.880 a 92.710. La loro ricchezza, complessivamente, è aumentata di 178 miliardi di dollari in un solo anno. 

Anche la distribuzione dei redditi è particolarmente iniqua nel nostro Paese: siamo in questo senso ventunesimi sui 27 Stati membri dell'Unione europea. Il dato, tuttavia, non è peggiorato ulteriormente nel periodo di riferimento: secondo Oxfam ciò è avvenuto grazie "a un ruolo incisivo dei trasferimenti pubblici emergenziali e del reddito di cittadinanza". 

Proprio la trasformazione di quest'ultimo preoccupa l'organizzazione non governativa. Tale misura, infatti, ha consentito di sostenere numerose persone in difficoltà, in una nazione nella quale la povertà estrema è ancora una piaga che riguarda più di 2 milioni e 180mila famiglie, per un totale di 5,6 milioni di individui. In un anno, l'incidenzadella povertà a livello familiare è passata in un anno dal 7,7% all’8,3%. Mentre quella individuale è cresciuta dal 9,1% al 9,7%.

"L’aumento tra il 2021 e 2022 dell’incidenza della povertà assoluta è attribuibile in larga parte, e malgrado il buon andamento dell’economia italiana nel 2022, all’impennata dell’inflazione. E ai suoi impatti più incisivi sulle famiglie a bassa spesa rispetto a quelle benestanti – ha commentato Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. "La dinamica del 2023 risentirà verosimilmente del rallentamento dell’economia nazionale e della minore capacità delle famiglie di fare affidamento sui propri risparmi. Peseranno anche la riduzione delle misure compensative contro l’impennata dei prezzi nella fase di rientro dall’inflazione. Così come la portata degli strumenti che hanno sostituito il reddito di cittadinanza. Misure che segmentano la platea dei poveri secondo discutibili criteri di meritevolezza. I cui beneficiari si stima potranno ridursi di 500mila unità rispetto alle famiglie eleggibili per il reddito di cittadinanza. Misure destinate ad aumentare la disuguaglianza, l’indigenza e l’esclusione sociale".

Le debolezze strutturali del mercato del lavoro italiano

Oxfam punta però il dito anche contro quelle che definisce "debolezze strutturali" del mercato del lavoro italiano, con forti squilibri territoriali, una perdurante stagnazione salariale e una contenuta produttività del lavoro. Senza dimenticare "i forti ritardi occupazionali, la bassa qualità lavorativa di giovani e donne, il diffuso ricorso a forme di lavoro atipico che determina marcate disuguaglianze retributive e amplia le fila dei working poor", si legge nel rapporto. 

Secondo l'organizzazione non governativa, d'altra parte, "la riduzione delle disuguaglianze rappresenta un tema cui nessun governo, al netto della retorica, ha finora attribuito centralità d’azione. Il governo Meloni non fa eccezione. Il suo primo anno è stato caratterizzato da politiche del lavoro incapaci di ridimensionare il fenomeno della povertà lavorativa. Da una riforma fiscale che riduce l’equità e l’efficienza del sistema italiano. E dall’abbandono dell’approccio universalistico alla lotta alla povertà in nome di una visione categoriale e in favore di interventi che, lungi dal correggere le note criticità del reddito di cittadinanza, inaridiscono lo schema di reddito minimo. Negando dignità e speranza a troppi. Invertire la rotta e fare sì che il potere politico torni ad interessarsi del benessere economico e sociale dei più fragili è cruciale".

Le proposte di Oxfam per combattere la povertà in Italia

Per questo Oxfam propone al governo una serie di misure volte a combattere povertà e disuguaglianze. 

Misure di contrasto alla povertà a vocazione universale

• Ripensare profondamente le misure per l’inclusione sociale e lavorativa introdotte nel 2023, riabbracciando l’approccio universalistico che garantisce a chiunque si trovi in difficoltà la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo fruibile fino a quando la condizione di bisogno persiste.

Misure in materia fiscale per una maggiore equità del sistema impositivo

• Riconsiderare il rafforzamento della funzione redistributiva della leva fiscale, favorire una generale ricomposizione del prelievo (con spostamento della tassazione dal lavoro su profitti, interessi, rendite finanziarie) e tutelare l’equità orizzontale del sistema impositivo

• Prevedere l’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni. Una misura su cui Oxfam ha lanciato la raccolta firme #LaGrandeRicchezza, a supporto di un’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE). In Italia, a titolo esemplificativo, l’imposta potrebbe essere rivolta al solo 0,1 per cento più ricco della popolazione con un patrimonio netto individuale sopra i 5,4 milioni di euro. Con un potenziale gettito stimato tra 13,2 e 15,7 miliardi di euro all’anno.

• Non perseguire interventi condonistici che sviliscono la fedeltà fiscale, esasperano comportamenti opportunistici e accentuano iniquità orizzontali e verticali del sistema fiscale.

• Dare impulso a una serrata lotta all’evasione fiscale, a partire dall’evasione IVA con consenso, favorendo l’effettivo rafforzamento delle attività di analisi del rischio fiscale e di controllo dell’Agenzia delle Entrate.

Misure per contrastare il lavoro povero e promuovere un lavoro dignitoso per tutti

• Introdurre un salario minimo legale, indicizzato all’inflazione, affidando il compito di stabilirne i parametri definitori e le modalità di erogazione, il monitoraggio, l’adeguamento periodico a un organo consultivo con forte rappresentanza sindacale.

• Estendere erga omnes l’efficacia dei principali contratti collettivi nazionali del lavoro

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• Disincentivare l’utilizzo dei contratti non standard, introdurre forti limitazioni all’esternalizzazione del lavoro e prevedere una drastica riduzione delle forme contrattuali a tempo determinato, ricorrendo a poche e stringenti causali

• Introdurre condizionalità all’accesso agli incentivi per le imprese come il rinnovo dei contratti collettivi scaduti che agevolino il riconoscimento di aumenti salariali, condizionalità che assicurino la riduzione dell’impiego del lavoro atipico e una più equa condivisione, tra i fattori produttivi, dei benefici ricavati dalle attività finanziate dallo Stato

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