Censura e sicurezza: come la guerra tra Israele e Hamas si ripercuote sugli studenti delle scuole britanniche

Graffiti raffiguranti militanti di Hamas su un muro a Gaza City, martedì 12 aprile 2011.
Graffiti raffiguranti militanti di Hamas su un muro a Gaza City, martedì 12 aprile 2011. Diritti d'autore Bernat Armangue/AP2011
Diritti d'autore Bernat Armangue/AP2011
Di Joshua Askew
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Euronews ha parlato con un insegnante delle superiori, che ha rivelato come le posizioni pro-Palestina vengano censurate dall'istituto, e con David Meyer, amministratore delegato della Partnership for Jewish Schools, secondo cui molti studenti ebrei stanno vivendo situazioni di disagio

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Amy* è insegnante in una scuola di Londra. Come molte altre scuole in Gran Bretagna la maggioranza degli alunni proviene da ambienti musulmani o arabi. Una buona parte della sua classe sostiene la causa palestinese.

Da quando sono scoppiate le violenze, lo scorso 7 ottobre, gli studenti più giovani hanno spesso disegnato la bandiera palestinese sulle loro mani, l'hanno scarabocchiata sui loro libri o hanno mostrato spille con la bandiera palestinese sulla loro uniforme. Amy le ha definite "espressioni di solidarietà infantili".

"Sono davvero molto turbati e preoccupati per la Palestina", ha dichiarato l'insegnante a Euronews. Amy ha detto che inizialmente l'istituto lasciava che gli alunni esprimessero il loro sostegno a chi si trovava a Gaza e in Cisgiordania. Ma in seguito ha iniziato a reprimere questi atti, sostenendo che violano la politica delle uniformi, e ha minacciato di punire i ragazzi. Anche al personale è stato detto di non indossare la spilla della Palestina.

"C'è un doppio standard", ha affermato la docente, sottolineando che gli studenti sono stati incoraggiati a sostenere l'Ucraina quando la Russia l'ha invasa nel febbraio 2022 e che il personale è ancora autorizzato a mostrare simboli e segni di altre cause politiche, come i diritti Lgbt+ o il movimento Black Lives Matter. "Questo divieto viene presentato come imparziale, ma in realtà è profondamente ideologico".

Bambole insanguinate, simbolo dei bambini palestinesi morti a Gaza, duranta la preghiera del venerdì a Beirut, in Libano. 17 novembre
Bambole insanguinate, simbolo dei bambini palestinesi morti a Gaza, duranta la preghiera del venerdì a Beirut, in Libano. 17 novembreHassan Ammar/Ap

Secondo le norme governative le scuole del Regno Unito sono obbligate per legge a vietare la promozione di opinioni politiche di parte e devono adottare misure per garantire una presentazione equilibrata di opinioni opposte su questioni politiche quando vengono portate all'attenzione degli alunni.

Il mese scorso il Segretario all'Istruzione Gillian Keegan ha inviato alcuni suggerimenti scritti alle scuole: "Sappiamo che i giovani possono avere un forte interesse personale per questi temi, che potrebbe portare a un'attività politica - si legge nella lettera di Keegan -. Le scuole e gli istituti devono assicurarsi che qualsiasi espressione politica sia condotta con sensibilità, vale a dire che non sia dirompente e non crei un'atmosfera di intimidazione o paura per i loro compagni e il personale".

Oltre ad allontanare gli studenti dagli insegnanti, che spesso si sentono insultati quando viene detto loro di lavarsi via la bandiera dalle mani, Amy ha affermato che le regole di imparzialità vengono "usate per mettere a tacere la crisi palestinese e impedire agli studenti di avere un'opinione sul genocidio che sta avvenendo a Gaza".

L'assalto di Hamas nel sud di Israele ha scatenato l'attuale conflitto: il gruppo terroristico ha ucciso 1.400 persone e ne ha prese in ostaggio diverse centinaia. Il 2022, secondo le Nazioni Unite, è stato l'anno con il maggior numero di vittime tra i palestinesi, ma il 2023 era destinato a superare quel record già prima che Israele iniziasse a bombardare senza sosta Gaza. 

Secondo il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, la rappresaglia israeliana finora ha causato la morte di almeno 11.500 persone, soprattutto donne e bambini.

Amy ha collocato la politica della scuola nei confronti della guerra tra Israele e Hamas nel contesto di una più ampia "depoliticizzazione" degli insegnanti e di uno spostamento verso l'attenzione al comportamento, piuttosto che allo sviluppo di un pensiero critico.

"Dovremmo riflettere su diversi temi legati al conflitto, sul fatto che la critica a Israele non è antisemita, sull'esistenza di pacifisti ebrei in Israele e sui crimini di guerra - dice Amy -. Ai ragazzi non viene lasciato molto spazio per pensare ed essere curiosi".

Amy ha aggiunto di sentirsi "nervosa per l'ulteriore repressione che la comunità scolastica potrebbe subire con l'evolversi della situazione in Israele e a Gaza".

L'insegnante ha detto che molti studenti si stanno opponendo alle politiche della scuola. "Le cose potrebbero diventare un po' movimentate - dice Amy -. I ragazzi vengono rimproverati per cose per cui prima non lo erano. Sentono che è un'ingiustizia". Il conflitto ha causato dei problemi anche alle scuole e agli alunni ebrei della Gran Bretagna.

David Meyer, amministratore delegato della Partnership for Jewish Schools (Partenariato per le scuole ebraiche), ha dichiarato a Euronews che una "sfida significativa" è rappresentata dal "nervosismo e dal disagio" degli alunni ebrei, soprattutto di quelli che frequentano scuole non ebraiche.

Il funerale di Danielle Waldmann e Noam Shai a Kiryat Tivon, nel nord di Israele, 12 ottobre 2023.
Il funerale di Danielle Waldmann e Noam Shai a Kiryat Tivon, nel nord di Israele, 12 ottobre 2023.Ariel Schalit/Ap

"L'enormità dell'attacco avvenuto in Israele, lo shock di ciò che è accaduto, ha immediatamente fatto sentire insicuro chiunque sia ebreo in tutto il mondo - dice Meyer -. A questo si è aggiunto uno tsunami di antisemitismo".

Secondo la polizia metropolitana a ottobre i crimini d'odio contro gli ebrei a Londra sono aumentati del 1.350%. I reati di islamofobia nella capitale britannica sono invece aumentati del 140%. Sia la comunità ebraica che quella musulmana hanno detto di non sentirsi protette dalle autorità.

Secondo Meyer anche il benessere degli studenti è un problema, visto che i bambini sono esposti a filmati "assolutamente orrendi" dell'"attacco terroristico" di Hamas. "Siamo molto preoccupati per l'impatto sulla salute mentale dei bambini - dice Meyer -. Alcuni pensano costantemente agli ostaggi e si preoccupano per loro. Stiamo cercando di aiutare i bambini a capire come compartimentare le cose nella loro vita, in modo da non essere costantemente in questa zona oscura di depressione".

Secondo le autorità israeliane circa 240 persone sono state prese in ostaggio da Hamas e portate a Gaza dopo l'attacco nel sud di Israele all'inizio di ottobre. Alcune sono state liberate. Altre, stando al gruppo militante palestinese, sarebbero state uccise negli attacchi aerei israeliani.

In mezzo a un'ondata di quella che ha definito "ignoranza" e "disinformazione" intorno al conflitto, Meyer ha detto che è fondamentale educare gli studenti, soprattutto sui "pericoli dei social media: è ffondamentale garantire che i bambini ricevano un'educazione corretta, informata ed equilibrata, in modo che capiscano effettivamente cosa sta accadendo".

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Per Meyer la "storia di Israele" e le "diverse narrazioni" e "prospettive" al suo interno sono "molto, molto complesse. Essere in grado di educare i bambini a questo proposito e far capire loro la differenza tra avere conversazioni aperte e oneste, disaccordi e disparità di vedute, e riconoscerle, è salutare".

Secondo l'amministratore delegato della Partnership for Jewish Schools un ostacolo è rappresentato dal fatto che le scuole in Inghilterra stiano bloccando le lezioni sul Medio Oriente e sulla storia del conflitto israelo-palestinese.

Il Guardian ha scritto che nel 2020 in Inghilterra meno del 2% degli studenti di storia delle superiori ha studiato un modulo sul Medio Oriente. Secondo il quotidiano britannico le scuole erano preoccupate per la "cattiva pubblicità" o temevano di essere accusate di parzialità. Al momento, stando a una stima degli esperti, è materia di studio in soli 27 istituti del Paese.

*Il nome dell'insegnante è stato cambiato perché non era autorizzata a parlare direttamente con i media e temeva ripercussioni da parte del suo datore di lavoro.

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