Usa, approvato il primo vaccino al mondo per il virus chikungunya

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Di Ilaria Cicinelli
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Gli Usa sono il primo Paese al mondo a dare il via libera al vaccino per il virus chikungunya. La diffusione della malattia e l'aumento dei contagi in aree dove il virus non è endemico suscitano preoccupazione

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Arriva Ixchiq, il primo vaccino al mondo per il virus chikungunya. Approvato dagli Stati Uniti, serve a prevenire la diffusione della malattia che si trasmette attraverso le zanzare infette, in particolare della specie "Aedes aegypti", nota per trasmettere anche la cosiddetta febbre gialla o lo Zika virus. 

Il vaccino, sviluppato dall'azienda europea Valneva, sarà per il momento disponibile per le persone di 18 anni o più, le più esposte al rischio di contagio.

Secondo la Food and Drug Administration, l'ente che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, il virus è una minaccia emergente per la salute globale. I sintomi principali della malattia sono febbre, stanchezza, nausea e forti dolori articolari e in alcuni casi può risultare mortale. Chikungunya deriva infatti da una parola in lingua Makonde, che significa "ciò che contorce", a indicare le condizioni ricurve delle giunture di chi è colpito dalla malattia, che sono la causa principale del dolore. Questa condizione si può protrarre anche per mesi dopo l'infezione.

In Sud America e nelle isole dei Caraibi, dove la presenza del virus non è endemica, la prima epidemia di chikungunya si è verificata verso la fine del 2013, con oltre due milioni e mezzo di casi registrati fino al 2017. La diffusione del virus in nuove regioni rischia di far impennare i casi, già in aumento negli ultimi 15 anni con più di cinque milioni di persone infettate.

L'Italia tra i Paesi a rischio

Sebbene il virus sia diffuso principalmente nel sud est asiatico e nelle aree tropicali e subtropicali dell'Africa, alcuni casi sono stati registrati di recente anche in Italia, tutti legati a viaggi all'estero. Nella Penisola il vettore principale della malattia potrebbe essere la cosiddetta "zanzara tigre". 

Il direttore del Centro nazionale della ricerca scientifica e dell'Istituto per la ricerca sulla biologia degli insetti in Francia, David Giron, afferma che oggi è possibile notare una grande presenza di popolazioni di insetti "favorita dalle condizioni climatiche che stiamo vivendo. Per entrare in letargo è necessario che si verifichino sia una riduzione della temperatura sia una riduzione delle ore di luce. Oggi queste due condizioni non sono soddisfatte, quindi vediamo le popolazioni persistere più a lungo". Per questo il caso della zanzara tigre è un ottimo esempio "Perché è un insetto che non si è adattato al nostro clima. A causa del riscaldamento globale, il suo areale si sta gradualmente spostando verso nord" afferma Giron. 

Secondo l'istituto per le piante da legno e l'ambiente (Ipla), controllato dalla Regione Piemonte, in Italia ci sarebbero state almeno due epidemie di chikungunya. La prima sarebbe scoppiata nel 2007, a causa del ritorno di una persona in Emilia Romagna da un viaggio in India e avrebbe causato 330 casi sospetti, di cui almeno 200 confermati dalle analisi di laboratorio. La seconda epidemia sarebbe invece esplosa nel 2017 con più di 500 casi sospetti, di cui 270 confermati. Di questi almeno 190 sono stati registrati nella Regione Lazio e almeno 70 in Calabria.

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