Mosca, pressione sui preti dissidenti: sospesi i religiosi che non pregano per la ''vittoria"

Il Patriarca di Mosca Kirill
Il Patriarca di Mosca Kirill Diritti d'autore Sergey Fadeichev/Sputnik
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Di Euronews
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La Chiesa ortodossa russa spiega le sospensioni dei ''preti dissidenti'' come un deterrente all'impegno in politica dei religiosi

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In un'antica chiesa ortodossa di Antalya, con una Bibbia in una mano e una candela nell'altra, il reverendo Ioann Koval ha celebrato una delle sue prime funzioni in Turchia dopo che i vertici della Chiesa ortodossa russa avevano deciso di allontanarlo.
Koval era stato screditato per aver pregato per la pace in Ucraina. 

Il religioso si è appellato al Patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli, che in giugno ha deciso di ripristinare il suo rango.

Quando il Patrirca russo ha invitato a pregare per la ''vittoria''

Lo scorso settembre, quando il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato una mobilitazione parziale dei riservisti, il patriarca di Mosca Kirill ha chiesto ai suoi ecclesiastici di pregare per la vittoria.

Koval ha cambiato solo una parola, sostituendo "vittoria" con "pace".

"Con la parola "vittoria" la preghiera ha acquisito un significato propagandistico, come a voler influenzare il pensiero dei parrocchiani. È andato contro la mia coscienza" ha detto il religioso.

Preti dissidenti, "costi quel che costi"

L'influenza del patriarca russo va ben oltre i confini del suo Paese e i suoi ordini si applicano anche ai sacerdoti all'estero. A febbraio, Kirill ha sospeso per tre mesi il reverendo Andrei Kordochkin, a Madrid, per la sua presa di posizione contro i combattimenti. Sin dai primi giorni dell'operazione militare, Kordochkin ha condannato pubblicamente l'operazione militare russa e ha pregato regolarmente per la pace in Ucraina. Il sacerdote è stato punito per aver "incitato all'odio" i suoi parrocchiani.

"Penso di avere il dovere di parlare a qualunque costo - ci dice Kordochkin -  Ma, naturalmente, non posso chiamare i miei confratelli che sono in Russia a fare altrettanto e a mettersi in pericolo".

La Chiesa ortodossa russa spiega le repressioni come un deterrente all'impegno in politica dei religiosi. Dall'inizio dell'operazione militare, il gruppo per i diritti umani Christians Against War ha contato almeno 30 sacerdoti ortodossi che hanno subito pressioni da parte delle autorità religiose o statali.

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