Israele, si insedia il governo di destra guidato da Benjamin Netanyahu

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Di Debora Gandini
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Tre gli obiettivi principali di lungo termine, primo tra tutti la neutralizzazione degli sforzi dell'Iran di dotarsi di un potenziale nucleare

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Dopo circa due mesi dalle elezioni politiche del primo novembre in Israele si è insediato il nuovo governo guidato da Benjamin Netanyahu.

Il premier, prestando giuramento a Gerusalemme, durante il discorso di presentazione dell’esecutivo alla Knesset, ha annunciato che il nuovo governo si prefigge tre obiettivi principali di lungo termine, primo tra tutti la neutralizzazione degli sforzi dell'Iran di dotarsi di un potenziale nucleare. Uno sforzo non da poco come sottolineato dallo stesso primo ministro che ha fatto sapere Israele farà di tutto per contrastare gli sforzi di Teheran per sviluppare un arsenale di bombe nucleari che minaccerà noi e il mondo intero".

Gli altri due punti vertono sullo sviluppo di infrastrutture nazionali, fra cui una ferrovia fra la Galilea ed Eilat per treni molto veloci e l'estensione degli accordi di Abramo con i Paesi arabi per mettere fine al conflitto nella Regione. Il dibattito si è svolto in un'atmosfera infuocata fra gli applausi scroscianti dei suoi sostenitori e gli slogan di protesta dei deputati dell'opposizione.

Durante il dibattito si è alzato un coro dai banchi degli avversari politici: «Debole! Debole!». Netanyahu ha risposto alle critiche replicando: “Sento le continue grida dell’opposizione sulla fine del Paese e della democrazia. Membri dell’opposizione: perdere alle elezioni non è la fine della democrazia, questa è l’essenza della democrazia”.

Per arrivare alla formazione del nuovo esecutivo si sono tenute delle lunghe e complesse trattative. Tra gli altri obiettivi figura anche il rafforzamento dell'identità ebraica, la lotta alla criminalità nella comunità araba, l'incoraggiamento all'uso dei trasporti pubblici, aumenti salariali per i soldati insieme al congelamento dei prezzi di elettricità, acqua e tasse comunali.

Israele, una svolta a destra

Questo è il governo definito più di destra che Israele abbia mai avuto, con i politici di estrema destra rappresentati per la prima volta in una coalizione. L’esecutivo è composto, oltre che dal Likud di cui Netanyahu fa parte, anche da un partito ultranazionalista religioso dominato dai coloni della Cisgiordania e altri due partiti ultraortodossi.

Gli alleati spingono per cambiamenti drammatici che potrebbero alienare ampie fasce dell’opinione pubblica israeliana, aumentare il rischio di conflitto con i palestinesi e mettere Israele in rotta di collisione con alcuni dei suoi più stretti sostenitori, inclusi gli Stati Uniti e la sua comunità ebraica.

29 ministri, solo 5 donne

Il nuovo governo - che è forte di 64 deputati sui 120 della Knesset - sarà composto da 29 ministri: uno in più rispetto a quello varato un anno e mezzo fa da Naftali Bennett, assieme con Yair Lapid.

La presenza femminile sarà molto ridotta. Al tavolo del governo ci saranno solo 5 donne: Miri Regev (Trasporti), Idit Silman (Ambiente), Orit Struck (Missioni nazionali) e Galit Distel Etbarian (ministra nell’ufficio del primo ministro), e Gila Gamliel (Likud), che si occuperà di questioni di intelligence, almeno secondo la radio militare. Nel governo uscente le ministre erano nove.

La politica estera del nuovo governo sarà affidata inizialmente all’ex ministro per le questioni strategiche Ely Cohen (Likud). Fra un anno gli darà il cambio Israel Katz (sempre del Likud), un ex ministro degli Esteri.

Quello che si è insediato è il sesto governo formato dal leader conservatore del Likud Benjamin Netanyahu, 73 anni. L’ex premier torna al potere dopo un anno e mezzo all’opposizione. 

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