Armenia: piccole crepe nel consenso pro russo

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Di Alberto De Filippis
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Oltre cento persone protestano nel centro di Ervan per l'alleanza con la Russia

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Non era mai accaduto prima. Oltre un centinaio di persone si sono radunate nel centro di Erevan domenica, chiedendo che l'Armenia rinunci alla sua appartenenza all'Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva.

I manifestanti ritenevano che l'appartenenza a questa alleanza dominata dalla Russia non protegga l'Armenia e hanno chiesto una cooperazione più stretta con i paesi occidentali che potrebbero aiutare a proteggere la sua sovranità e integrità territoriale.

Dice una manifestante: "Gli Stati Uniti e l'Europa sono la nostra ultima speranza. Sono qui oggi perché voglio che usciamo da questa alleanza diventata un'organizzazione inutile per il nostro Stato. Non fa nulla, non lo aiuta".

Un'altra persona dice: "Questa cosa, chiamata CSTO, è lì solo per difendere gli interessi russi. Questa organizzazione avrebbe dovuto aiutare l'Armenia durante la guerra e non ha aiutato".

Il presidente della Camera dei rappresentanti USA, Nancy Pelosi, ha deplorato i recenti attacchi dell'Azerbaigian e ha chiesto una soluzione negoziata al conflitto tra i paesi.

Proteste a Erevan

La visita di Pelosi alla capitale armena, Yerevan, con una delegazione del Congresso è arrivata pochi giorni dopo due giorni di bombardamenti da entrambe le parti che hanno ucciso oltre 200 soldati. È stata la più grande esplosione di ostilità in più di due anni.

I due paesi dell'ex Unione Sovietica sono bloccati in un conflitto decennale sul Nagorno-Karabakh, che fa parte dell'Azerbaigian ma è stato a lungo sotto il controllo delle forze etniche armene sostenute dall'Armenia da quando una guerra separatista si è conclusa nel 1994.

Durante una guerra di sei settimane nel 2020, l'Azerbaigian ha rivendicato ampie zone del Nagorno-Karabakh e dei territori adiacenti detenuti dalle forze armene. Più di 6.700 persone sono morte in quei combattimenti.

Armenia e Azerbaigian si sono incolpate a vicenda per aver iniziato i bombardamenti la scorsa settimana.

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