A Monza c'è uno dei più importanti parchi urbani d'Europa, e pochi lo conoscono. Un festival ne fa scoprire la storia e le caratteristiche
Poi d'improvviso si spegne il rombo dei motori e il parco torna a vivere così, semplicemente: con la folla che si distribuisce negli oltre seicento ettari di uno dei più grandi parchi urbani d'Europa, quello di Monza: grande, bello e poco conosciuto, se non fosse per la Formula 1. A farlo conoscere meglio ci pensa un festival, tornato in presenza dopo la pandemia, ricco di appuntamenti dalle mille forme, come questo parco:
dice Cristina Sello, presidente dell'associazione Novaluna, che questo parco ha una sua straordinarietà nella storia, che risale all'Ottocento, nella sua vicenda di progressiva apertura alla città - ma scoprirete nell'intervista integrale che questo è e non è, che ci sono ancora passi da fare -, nel suo continuo rimescolamento tra parco disegnato e vegetazione boschiva libera, naturale.
Nei boschi, nei campi, negli edifici i visitatori hanno potuto assistere a letture poetiche, concerti d'archi, visite guidate, laboratori, conferenze: nulla è stato lasciato al caso ma un po' sì. Il caso che ha portato molti a scoprire quei momenti ed aderirvi, con moto istintivo e, secondo la presidente dell'associazione, decisamente avvinto dallo snodarsi del racconto. Perché tutto insieme era come se il parco si raccontasse con le sue mille voci.
Tra i seimila e gli ottomila visitatori, in due giorni, per un festival che si è chiuso con successo ma che non si può e non si vuole accontentare: il parco va vissuto tutto l'anno, si cercherà un dialogo accresciuto anche con il Gran Premio, in qualche modo. E con la città, che vive un po' scollegata e per questo un paio di incontri si faranno proprio lì, in piazza.