I due, condannati rispettivamente a 20 e 30 anni per aver agevolato gli attentatori fornendo armi e supporto, contestano la loro partecipazione diretta agli attacchi che insanguinarono Parigi
Gli attentanti del 2015 alla sede di Charlie Hebdo tornano in aula a Parigi: alla sbarra stavolta ci sono soltanto due dei 17 imputati del processo originario, che hanno fatto ricorso avendo sempre contestato il coinvolgimento diretto in quella serie di attacchi terroristici che tra Parigi e Porte de Vincennes costò la vita a 17 persone.
Il primo, Ali Riza Polat, è stato condannato a 30 anni per aver aiutato Amedy Coulibaly, il terrorista che dopo aver ucciso una poliziotta municipale condusse l'attacco al supermercato ebraico iperkosher
Amar Ramdani è stato condannato invece a 20 anni di carcere per aver fornito armi a uno dei jihadisti, che aveva conosciuto in prigione, aiutandolo in seguito nel suo progetto stragista.
Un incubo che torna a riaprirsi, come spiega Lassana Bathily, vittima dell'attacco dell'Hyper Cacher e parte civile.
"Non voglio tornare in tribunale, ndr, spero che tutto vada bene, spero che non dovremo fare un altro appello perchè vogliamo che questa storia finisca, tutti vogliono riprendere una vita normale, tranquilla, come prima. Perché ogni volta, processo dopo processo, tutto questo ci fa rivivere le stesse cose"
D'altra parte, gli avvocati di Charlie Hebdo promettono di continuare a dare battaglia fin quando sarà necessario
"C'è qualcosa di meraviglioso nella libertà di espressione - spiega il legale Richard Malka, - che è una libertà che si realizza da sola, basta esercitarla perché trionfi, basta non avere paura. Quindi non c'è motivo di avere paura in quest'aula, parleremo liberamente, di tutti gli argomenti, ed è questo il senso di questo processo, è questo che stiamo aspettando".
Avvenuto nel gennaio 2015, al termine delle festività natalizie, l'attacco inaugurò una stagione di terrore nel cuore d'Europa: il 7 gennaio, 12 persone furono falcidiate nella redazione del giornale satirico, mentre il giorno dopo Amedy Coulibaly e i fratelli Kouachi, presi all'angolo dalle forze di sicurezza, si rifugiarono nell'Iper Kosher, portandosi via altre 5 vite