Aspre critiche al leader magiaro giungono anche dal governo statunitense e dall'Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme
Uno dei più stretti collaboratori di Viktor Orban si è dimesso in segno di protesta per quello che ha definito un "discorso puramente nazista" pronunciato dal primo ministro ungherese.
Una voce fuori dal coro, giunta dall'interno del governo ungherese, da tempo accusato da Stati Uniti e Unione europea di erodere le istituzioni e le norme democratiche.
"Deborah Lipstadt, una nostra inviata, ha commentato le sue parole - dice Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti - affermando di essere profondamente allarmata da questa retorica.
Ha sottolineato che tutto questo è imperdonabile, a 75 anni di distanza dall'Olocausto".
Il presidente dello Yad Vashem, l'Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, ha fortemente criticato Orban, affermando che le sue dichiarazioni ricordano "le ideologie legate alle orribili atrocità dell'Olocausto" .
Prima di provare a porre rimedio alle sue esternazioni, camuffandole dietro un fraintendimento ed assicurando tolleranza zero per l'antisemitismo, Orban si era scagliato contro l'Europa, a suo dire diventata una società di "razza mista".