Economia mondiale: la guerra in Ucraina zavorra le previsioni OCSE

Inflazione ai massimi dal 1988
La guerra in Ucraina, zavorra per la crescita e carburante per l'inflazione nel mondo intero. A tinte fosche lo scenario delineato dall'OCSE, nelle sue ultime previsioni per il 2022 e 2023. Di un punto e mezzo, al 3%, la frenata media nelle previsioni di crescita per i suoi stati membri fa il paio con un'impennata dell'inflazione all'8,5%. Un picco mai raggiunto dal 1988.
Rallenta la crescita economica. In Europa bene soprattutto la Spagna
In calo al 2,5% quest'anno e all'1,2% il successivo, la crescita del PIL italiano. Tendenzialmente allineate a quelle dell'Italia, le prestazioni previste per la Francia. Brusca, soprattutto per l'anno in corso, la frenata che invece si profila per la Germania, mentre a staccare tutti, fra i principali paese europei, è la Spagna, che nel 2022 doppierà addirittura la crescita tedesca.
Più duro lo shock per paesi poveri e dipendenti da Russia e Ucraina
A pagare il prezzo più caro saranno però soprattutto i paesi più fragili e dipendenti da quelli coinvolti nel conflitto. "La guerra sta avendo ripercussioni in tutta l'Africa e il Medio Oriente - dice Laurence Boone, capo economista OCSE -. Quanto ci mostrano le dinamiche in atto è quanto siano profondamente dipendenti dalla Russia e dall'Ucraina molti paesi del Medio Oriente africano, dal Libano all'Egitto e alla Tunisia, fino allo Yemen".
Spese per la difesa e mercato dell'energia: l'onda lunga della guerra in Ucraina
Il rapporto sottolinea però anche le ripercussioni sull'economia, che l'invasione dell'Ucraina potrebbe avere sul lungo termine. Ad aumentare potrebbero in particolare essere le spese per la difesa in Europa, mentre concreta è l'eventualità di una ridefinizione del mercato dell'energia e la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento.
Lo spauracchio dello stop alle importazioni di energia
Nel medio termine, a spiccare tra le preoccupazioni dell'OCSE è poi l'eventualità di uno stop completo delle esportazioni di energia dalla Russia all'Europa. L'effetto di una simile prospettiva, mette in guardia il rapporto, rischierebbe di essere amplificato soprattutto se nel frattempo il passaggio a fonti energetiche alternative non fosse maturo e sostenuto dalla costituzione di sufficienti scorte.