Durante i due mesi di guerra in Ucraina, ha beneficiato dell'impennata dei prezzi anche se i volumi sono stati ridotti
La Russia ha quasi raddoppiato le proprie entrate derivanti dalla vendita di combustibili fossili all'Unione europea durante i due mesi di guerra in Ucraina, beneficiando dell'impennata dei prezzi anche se i volumi sono stati ridotti.
Ben 62 i miliardi di euro ricavati dalle esportazioni di petrolio, gas e carbone in 60 giorni, secondo un'analisi dei movimenti marittimi e dei carichi da parte del Centro di ricerca sull'energia e l'aria pulita.
Per l'Unione europea, le importazioni sono state pari a circa 44 miliardi di euro negli ultimi due mesi, rispetto a circa 140 miliardi di euro per l'intero anno scorso.
I risultati dimostrano come la Russia abbia continuato a beneficiare della stretta sull'approvvigionamento energetico dell'Europa, mentre i governi cercavano freneticamente di impedire a Vladimir Putin di usare il petrolio e il gas come arma economica.
La Russia negli ultimi giorni si è mossa per tagliare le forniture di combustibili fossili a Polonia e Bulgaria.