Dopo la Spianata delle Moschee, a Gerusalemme esplodono le tensioni anche al Santo Sepolcro

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Di Giulia Avataneo Agenzie:  AFP
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Dopo la Spianata delle Moschee, a Gerusalemme esplodono le tensioni anche al Santo Sepolcro

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I cristiani ortodossi hanno celebrato la cerimonia del Sacro Fuoco sacro alla Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme sabato, in una città segnata dalle tensioni interconfessionali crescenti. Israele ha imposto un numero massimo di quattromila fedeli per assistere all'accensione della fiamma sacra.

L'anno scorso una calca fuori controllo ha schiacciato 45 persone sul Monte Meron durante un rito ebraico. Ma il patriarca cristiano ortodosso ha protestato, considerando il limite una violazione dello status quo.

Così ci sono stati disordini quando la polizia israeliana ha chiuso gli ingressi della chiesa nella città vecchia di Gerusalemme, a cui hanno potuto accedere 1800 persone. In genere sono più di diecimila i partecipanti.

"Questioni di sicurezza"

"Non ci sono mai problemi finché non si verifica un problema: questo è quanto successo l'anno scorso a Meron", ha detto Tania Berg-Rafaeli, direttrice degli affari interreligiosi al Ministero degli Esteri israeliano.

Se dovesse succedere qualcosa alla Chiesa del Santo Sepolcro, ha aggiunto, "dovremmo assumercene la responsabilità. E vogliamo evitare qualsiasi problema". La chiesa ha un unico grande ingresso con un gradino. Berg-Rafaeli ha detto che le autorità israeliane si sono mantenute in stretto contatto con le chiese e ci sarà un incremento degli ingressi consentiti l'anno prossimo, a condizione che vengano realizzati più ingressi nella basilica.

"Si tratta esclusivamente di una questione di sicurezza", ha concluso.

Violazione della libertà di culto

I leader della Chiesa si sono opposti a qualsiasi principio di restrizione. "Sarebbe una violazione della libertà di culto". La Chiesa del Santo Sepolcro, come la moschea di Al-Aqsa, è governata da un insieme di accordi informali noti come status quo. Come ad Al-Aqsa, piccoli screzi fra fedeli musulmani ed ebrei hanno riacceso la violenza e le proteste.

In una dichiarazione rilasciata all'inizio di questo mese, il Patriarcato greco ha detto di essere "stufo delle restrizioni della polizia sulla libertà di culto".

"Il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme ha deciso, per volere del Signore, che non comprometterà il diritto di offrire servizi spirituali in tutte le chiese e piazze", è il commento. "Le preghiere si terranno come al solito". Secondo il patriarcato di norma partecipano al rito fino a 11mila persone.

Barricate nella città vecchia

Sabato la polizia ha sigillato le entrate principali del quartiere cristiano. La folla ha iniziato a premere per entrare.

La cerimonia, che risale ad almeno 1.200 anni fa, è già stata accompagnata da episodi di violenza.

Nel 1834 la folla fuori controllo iniziò ad accalcarsi e il sovrano della Terra Santa scampò la morte per un soffio, grazie alle guardie che con la spada sguainata gli fecero spazio nella ressa. Quattrocento pellegrini morirono nella calca, calpestati o soffocati.

Israele assicura il proprio impegno a garantire la libertà di culto per ebrei, cristiani e musulmani. Ma negli ultimi anni c'è stata una spirale di tensioni con la comunità cristiana locale.

Israele ha dichiarato l'annessione di Gerusalemme est - che comprende la storica Città Vecchia e i suoi siti religiosi - insieme alla Cisgiordania e alla Striscia di Gaza, nella guerra del 1967 in Medio Oriente.

I palestinesi reclamano i tre territori per il loro futuro Stato, con capitale Gerusalemme est, che Israele ha annesso con una mossa non riconosciuta a livello internazionale. Oggi considera l'intera città come sua capitale unificata.

Negli ultimi anni, il Patriarcato greco ha intrapreso una battaglia legale con un gruppo di coloni ebrei sulla proprietà di tre edifici nella Città Vecchia, compresi due hotel gestiti da palestinesi.

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