I comizi dell'oratore di estrema destra hanno scatenato una sequenza di proteste e devastazioni tra i giovani musulmani del paese
Almeno tre persone sono rimaste ferite nella città svedese di Norrköping, nella quarta notte consecutiva di scontri nel paese scandinavo. La polizia locale ha dichiarato di aver sparato alcuni colpi d’avvertimento per disperdere la folla nel mezzo dei tafferugli.
I disordini imperversano da giovedì sera, quando il leader danese d'estrema destra, Rasmus Paludan, attualmemte in svezia per un giro di comizi, ha bruciato una copia del corano - come spesso fa dopo i suoi aggressivi discorsi - al termine di un incontro in un'altra città, quella di Linköping.
Circa 200 contro-manifestanti si erano riuniti in attesa del suo arrivo giovedì, mentre la polizia cercava di proteggere Paludan: tre agenti sono stati poi ricoverati in ospedale per ferite ricevute durante i disordini
Malmo brucia insieme al Corano
La retorica anti islamica di Paludan ha incendiato gli animi in Svezia, specialmente all’interno della grande comunità musulmana del paese.
Violente proteste sono scoppiate in molte delle città dove gli incontri del leader e del suo gruppo di estrema destra avrebbero dovuto tenersi.
Sabato è stato il turno di Malmo, nel sud della Svezia, che conta la più larga presenza musulmana in tutta la Svezia: nel mezzo dei violenti disordini esplosi nel pomeriggio, un'auto, il cui conducente è stato subito arrestato per tentato omicidio, ha tentato di sfondare un cordone di protezione della polizia antisommossa.
Ferite sociali
Per tutta la notte gruppi di giovani hanno incendiato automobili nella zona delle proteste, all'indomani delle quali la città portava i segni delle cicatrici su un tessuto sociale in cui si fanno sempre più fragili le relazioni etniche e religiose.
Le autorità si sono rifiutate di vietare i raduni di Pauldan, per preservare la libertà di parola nel paese.
Secondo molti dei suoi critici, il leader d'estrema destra sarebbe censurabile perché i suoi si configurerebbero come discorsi d'odio.
Ma se nelle democrazie liberali questa dicitura non sembra ancora aver trovato una definizione univoca, in Svezia la questione è dolorosamente tracimata dall'accademia alla realtà