Cipro, alta tensione nell'ex residence turistico ormai pieno di rifugiati

Cipro, alta tensione nell'ex residence turistico ormai pieno di rifugiati
Diritti d'autore بيتروس كارادجياس/أ ب
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Di Euronews Agenzie:  Afp
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Lo scorso gennaio, un controllo di polizia è degenerato in scontri aperti, con reparti antisommossa e granate stordenti. Da allora, anche l'acqua corrente è stata tagliata

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A guardarlo dall'alto sembra ancora un paradiso turistico, ma per i residenti il residence St Nicholas è ormai un ghetto da smantellare.

Siamo a Cipro, nel villaggio di Chloraka, a pochi km dalla città turistica di Paphos: qui vivono appena 7mila abitanti a fronte di 1700 rifugiati, in gran parte provenienti dalla zona di Idlib, in Siria.

"Un problema demografico" secondo il sindaco, Nicholas Liasides, che dal governo ha ottenuto una moratoria sulla registrazione di nuove domande d'asilo. E nel frattempo chiede il ricollocamento di gran parte dei profughi già presenti: "abbiamo bisogno di diffondere questi rifugiati in tutta l'isola"

CHRISTINA ASSI/AFP or licensors
gennaio 2022: due rifugiati si affacciano dal residence Saint Nicolas, dove vivono circa 700 rifugiati, nel villaggio cipriota di Chloraka nel distretto di PaphosCHRISTINA ASSI/AFP or licensors

Secondo Liasides, proprio il St Nicholas sarebbe la calamita che continua ad attirare centinaia di profughi in questa frazione: rimasto fermo a causa della pandemia, il proprietario del residence avrebbe iniziato ad affittare ai migranti alloggi a prezzi ribassati. Oggi, la struttura ospita oltre 700 persone a fronte di 250 camere.

Un mese fa, le autorità locali hanno tagliato la fornitura di acqua al complesso, in mezzo a una disputa finanziaria riguardo a delle bollette non pagate.

E nel frattempo, le tensioni con i residenti e la polizia hanno iniziato a farsi esplosive.

"La polizia cerca di portar via quante più persone possibile" dice Mohammed Ramadan Diab, 37enne siriano proveniente da Idlib, entrato clandestinamente attraverso la Turchia. "Hanno bussato alla mia porta, e siccome non ho aperto, hanno fatto irruzione e mi hanno portato all'ufficio immigrazione dove mi hanno fatto firmare documenti di cui non conosco il contenuto".

"Sto cercando di trovare un alloggio altrove - spiega - ma si rifiutano di affittarmelo perché sono siriano".

Situazione esplosiva

Le tensioni con i residenti sono degenerate lo scorso 5 gennaio, quando la polizia è arrivata nel residence a seguito di una serie di segnalazioni per litigi e schiamazzi: in breve la situazione si è fatta esplosiva, degenerando in scontro aperto, con i reparti antisommossa che hanno perfino sparato dei colpi di avvertimento in aria.

"Hanno lanciato granate stordenti, terrorizzando i bambini" ha detto ai reporter di Afp Ahmed Merhi Diab, 27enne siriano a sua volta proveniente da Idlib. "Mio figlio è traumatizzato, si spaventa ogni volta che vede una macchina della polizia. Anche quando vi ha visto, ha iniziato a piangere perché pensava foste poliziotti".

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Il rifugiato siriano Maher Ahmad, 43 anni, siede con suo figlio nel complesso residenziale Saint NicolasCHRISTINA ASSI/AFP or licensors

Secondo il capo del reparto investigativo della polizia di Paphos , l'episodio sarebbe avvenuto al culmine di una vera e propria escalation di denunce e segnalazioni, tutte arrivate dalle abitazioni adiacenti al complesso

''Alla fine di dicembre - racconta - abbiamo registrato due gravi incidenti tra immigrati di origine asiatica. Più precisamente, si trattava di questioni tra due gruppi che hanno commesso azioni illegali, come urlare, partecipare a litigi di gruppo e causare terrore alla popolazione. Di conseguenza, abbiamo arrestato 13 persone che sono state poi portate in tribunale, e la magistratura sta controllando le procedure per garantire che queste persone siano punite. Non sto dicendo che tutti gli immigrati ci danno filo da torcere, ma ci sono incidenti che ci preoccupano e che vogliamo reprimere".

Ordine pubblico

Da allora, il St Nicholas sembra diventato un problema di ordine pubblico, più che una questione umanitaria.

Oltre a trovarsi senz'acqua, nell'ultimo mese i rifugiati hanno dovuto vedersela con controlli di polizia sempre più frequenti. "Siamo richiedenti asilo - dice Abdullah Al-Khaled, 26enne originario di Idlib - e non abbiamo nulla a che fare con i problemi che hanno avuto luogo qui. I problemi riguardano solo 3 o 4 persone, ma ora stiamo pagando un prezzo pesante perché hanno bloccato tutta l'assistenza umanitaria".

Nayef Al-Chouyoukh, 32 anni, padre di tre bambini piccoli, vive nel complesso residenziale da tre anni. "La polizia viene regolarmente a fare controlli d'identità, bussando alla nostra porta nel cuore della notte", dice.

"I bambini si svegliano traumatizzati", dice questo padre di tre bambini piccoli. "Non so dove andare".

La mano di Ankara

Al Saint Nicolas, l'affitto di un appartamento di tre stanze, compresi elettricità e internet, è fissato a 350 euro.

Le autorità locali vogliono trasferire i rifugiati nei campi nella parte orientale dell'isola, ma per Kisa, una ONG per i diritti dei migranti, questi centri sono già sovraffollati.

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gennaio 2022: rifugiati siriani sul bordo della piscina abbandonata del complesso St Nicholas a Chloraka, CiproCHRISTINA ASSI/AFP or licensors

"Il governo dovrebbe ringraziarci" per aver fornito loro un alloggio, dice Neofyto Paranetis, 70 anni, responsabile del residence. "Un giorno potremmo diventare anche noi rifugiati, come nel 1974", continua, riferendosi all'esodo di decine di migliaia di greco-ciprioti verso il sud dell'isola dopo l'invasione turca della parte settentrionale.

Secondo il governo Cipriota, dietro il massiccio afflusso di profughi ci sarebbe proprio il governo turco, che li starebbe usando come strumento di destabilizzazione, facendoli arrivare nel nord dell'isola per poi favorirne il transito sull'altro lato attraverso la zona cuscinetto controllata dall'ONU.

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