Tutti incrociano le dite e sperano che gli sforzi della comunità internazionale vadano a buon fine perché il 24 dicembre si tengano finalmente le elezioni in Libia. L'ultima candidatura è quella del presidente del parlamento di Tobruk, si presenta anche il figlio di Gheddafi e il generale Haftar
Sono diversi i candidati alle presidenziali libiche del prossimo 24 dicembre, tra i papabili si è aggiunto Aguila Saleh, presidente della Camera dei rappresentanti riparata a Tobruk nel 2014 allo scoppio della seconda guerra civile libica, è di area laica ed è alleato e un sostenitore delle offensive del generale Haftar.
Presentando la sua candidatura ha sottolineato la sua volontà di stabilire una democrazia, di fare della Libia un Paese libero e giusto per tutti senza distinzioni dove sia possibile per tutti partecipare alla vita politica economica e sociale.
L'annuncio di Saleh arriva dopo altre due candidature eccellenti quella di Saif al-Islam Gheddafi, figlio di Mohamed Gheddafi, che vuole ritornare sulla scena pubblica e lasciandosi alle spalle i 5 anni di carcere dopo la caduta del regime paterno senza pensare al mandato di cattura spiccato dalla Corte internazionale penale.
Il generale Khalifa Haftar, l'uomo forte della Cirenaica, comandante in capo dell'esercito libico nazionale aveva cercato di prendere il controllo del Paese con un'offensiva militare nella primavera del 2019. Arrivando a un passo dalla conquista di Tripoli, allora fu bloccato dall'intervento militare turco.
Adesso ci riprova seguendo una via legittimata dalla comunità internazionale che insegue le elezioni da anni in Libia. Tenerle sarebbe il punto di partenza di un processo voluto dalle Nazioni unite per stabilizzare una nazione ricca di petrolio e storia.
Ma nonostante l'impegno della comunità internazionale, le sabbie mobili libiche restano insidiose: l**a Camera dei rappresentanti, per esempio, **ha recentemente approvato una legge che stabilisce che le elezioni parlamentari debbano tenersi 30 giorni dopo le presidenziali (mentre a Parigi si è insistito che presidenziali e parlamentari abbiano luogo nella stessa data).
Nel frattempo l’Alto consiglio (altro organo della transizione) ha annunciato che l’eventuale ballottaggio delle elezioni presidenziali si terrà 45 giorni dopo il primo turno.
Questo sempre nell'ipotesi che le consultazioni si tengano.