(ANSA) - TRIESTE, 18 AGO - Una strage che non si è mai fissata sulla memoria collettiva, avvenuta sulla spiaggia di Pola, il 18 agosto 1946. Un'operazione tragicamente semplice, numerose mine e bombe ammucchiate sul posto esplosero provocando 65 morti, in buona parte mamme e bambini, e il ferimento di centinaia di persone, tutti civili. All'epoca, Pola era occupata dalle truppe alleate, ma l'occupazione titina si estendeva nel resto dell'Istria. Quella mattina molti erano i bagnanti, e pochi si preoccupavano del deposito di esplosivi a cielo aperto. Forse, l'esplosione fu accidentale, forse qualcuno piazzò un innesco, facendo saltare "per simpatia" tutto il resto. Nel 2008, quando furono aperti gli archivi inglesi, la responsabilità della tragedia venne attribuita all'Ozna, la polizia segreta di Tito. Una conclusione però contestata da parte slava. Tra le opere più complete che riaccendono i riflettori su questa dolorosa storia c'è quella curata dal giornalista di origini istriane, Paolo Radivo, che ha curato la realizzazione del volume "La strage di Vergarolla, secondo i giornali giuliani dell' epoca", pubblicato nel 2015 dall'Associazione Libero Comune di Pola in Esilio- "L'Arena di Pola". Un lavoro documentale estremamente dettagliato che riporta con grande precisione fatti e numeri. Quel che è certo è che quella vicenda diede inizio all'esodo degli oltre 300 mila istriani, fiumani e dalmati di lingua italiana che scelsero di abbandonare la propria terra cercando rifugio in Italia. (ANSA).
Vergarolla, una strage di italiani ancora poco conosciuta

Se attentato, fu fatto per spingerli a esodo dall'Istria
Di ANSA
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