Incendi in Turchia, evacuata la centrale termoelettrica di Milas

Situazione ancora drammatica per gli incendi in Turchia, dopo otto giorni terribili, con oltre 170 roghi in diverse zone del Paese, che hanno provocato 8 morti (7 nella città di Managvat e uno a Marmaris, nota località balneare).
Di questi roghi divampati in oltre una settimana, 16 risultano ancora attivi.
Centrale termoelettrica evacuata
I vigili del fuoco avevano messo sotto controllo gli incendi che ancora circondavano la centrale termolettrica di Milas grazie al bombardamento d'acqua di due Canadair e dagli elicotteri della Protezione Civile.
In serata, poi, a seguito di un rapido peggioramento della situazione e all'approssimarsi delle fiamme si è provveduto all'evacuazione della centrale.
Le autorità locali avevano precedentemente affermato che i serbatoi di idrogeno utilizzati per raffreddare la centrale, che funziona a combustibile e carbone, erano stati svuotati e riempiti d'acqua per precauzione.
Secondo il servizio di monitoraggio satellitare dell'Unione europea, la "potenza" degli incendi in Turchia ha raggiunto un'intensità "mai vista" da quelle parti dal 2003.
A Bodrum, un'altra celebre località balneare, già nello scorso week-end sono state evacuate - soprattutto via mare, per lasciare libere le strade per i mezzi di soccorso - oltre mille persone, tra cui tantissimi turisti.
Erdoğan nel mirino
Il governo turco è finito sotto tiro per la cattiva gestione della crisi e la mancanza di "bombardieri" d'acqua in grado di spegnere gli incendi.
L'opposizione ha accusato il presidente Recep Tayyip Erdoğan di essere stato molto lento ad accettare gli aiuti internazionali, arrivati da Russia, Iran, Azerbaigian, Ucraina e dalla stessa Unione europea (con mezzi provenienti dalla Spagna e dalla Croazia).
Il 67enne leader turco ha anche attirato l'ira di molti cittadini sui social media, per aver lanciato bustine di tè ai residenti in cerca di conforto, quando nello scorso fine settimana ha visitato - con una notevole scorta di polizia - la città di Marmaris, colpita pesantemente dagli incendi.
Piromani curdi? No. Colpa del cambiamento climatico
Nei primi giorni degli incendi, i media filogovernativi avevano accusato il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), organizzazione considerata terroristica dalla Turchia, di essere dietro gli incendi.
Ma ora le autorità citano l'ondata di caldo estremo, oltre i 40 gradi, che continua a colpire il sud della Turchia, uno degli effetti del cambiamento climatico, come causa degli incendi che stanno devastando il Paese.