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Srebrenica, 26 anni dopo: più di mille corpi mancano all'appello

Srebrenica, 26 anni dopo: più di mille corpi mancano all'appello
Diritti d'autore  AP Photo
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Di Eloisa Covelli Agenzie: Ansa
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Ancora molte vittime sono nelle fosse comuni

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Srebrenica, 11 luglio. 26 anni dopo il massacro.

Migliaia di persone si radunano per l'anniversario. È il giorno del ricordo di uno dei momenti più bui della storia europea. 8mila musulmani bosniaci furono massacrati dalle truppe di Ratko Mladić, consegnati dai caschi blu che dovevano proteggerli. Srebrenica è il simbolo della guerra fratricida nell'ex Jugoslavia ma anche del fallimento della comunità internazionale. 

Molte di quelle vittime sono ancora senza sepoltura. Ogni anno nel giorno dell'anniversario si seppelliscono i corpi a cui l'esame del Dna ha dato un nome riuscendo ad identificarli nelle fosse comuni. Quest'anno sono 19 le nuove bare, ma ancora più di mille mancano all'appello.

Un genocidio che ancora divide

Ma l'ex Jugoslavia non ha fatto ancora pace con il suo passato e il massacro continua a dividere la Bosnia-Erzegovina e ad alimentare polemiche e contrapposizioni nella vicina Serbia e nel resto della regione. Un eccidio quello di Srebrenica definito genocidio dalla giustizia internazionale, termine questo tuttavia che serbi e serbo-bosniaci continuano a contestare. A loro avviso nella cittadina orientale bosniaca furono senz'altro perpetrati atroci crimini ma nessun genocidio, e di tali crimini, affermano, la responsabilità non è del popolo serbo ma di singoli individui, che per questo vanno giudicati e condannati. Ancora oggi Milorad Dodik, leader politico dei serbi di Bosnia e membro serbo della presidenza tripartita bosniaca, ha negato apertamente il genocidio a Srebrenica che a suo avviso non ha alcun fondamento concreto e si basa soltanto su falsificazioni storiche a sostegno della componente musulmana di Bosnia e per criminalizzare e mettere in cattiva luce la Serbia e i serbo-bosniaci. I serbi al tempo stesso lamentano il silenzio dei musulmani bosniaci, dell'Occidente e di gran parte della comunità internazionale sui crimini compiuti negli anni Novanta contro i serbi, uccisi e massacrati a migliaia non solo nel conflitto armato in Bosnia ma anche in quelli in Croazia e Kosovo, le cui conseguenze furono inoltre centinaia di migliaia di profughi serbi cacciati e espulsi dalle loro case.

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