Johnson & Johnson nell'occhio del ciclone, UE negozia 1,8 miliardi di dosi contro le varianti

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Ancora problemi per i vaccini, dopo che quelli Sputnik consegnati da Mosca in Slovacchia sono risultati diversi da quelli valutati da Lancet: a finire sotto la lente d'ingrandimenti è ora Johnson & Johnson per casi di trombosi successivi alla somministrazione

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Unaltro vaccino anti-Covid è ora sotto la lente d'ingrandimento: parliamo del Johnson e Johnson, dopo quattro casi gravi di insoliti coaguli di sangue successivi alla somministrazione, uno dei quali sfociato in un decesso.

L'EMA, comitato per la sicurezza dell'Agenzia europea per i medicinali, ha difatti avviato una revisione, al fine di valutare segnalazioni inerenti formazioni di coaguli di sangue in persone vaccinate con questo siero, al momento utilizzato solo negli Stati Uniti, che presenta la stessa tecnologia di AstraZeneca.

Anche in riferimento al vaccino della casa anglo-svedese, sono in corso ulteriori approfondimenti, dopo la segnalazione di cinque casi di abbattimento della pressione sanguigna.

Intanto, l'Unione europea è in procinto di sottoscrivere accordi finalizzati all'acquisto di 1,8 miliardi di dosi aggiuntive di vaccini di "seconda generazione", efficaci contro le future varianti del virus.

La consegna è prevista entro la fine dell'anno e per i prossimi due: probabile ci s'indirizzi verso Pfizer e Moderna, unici a essere prodotti in Europa.

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I dubbi sul vaccino russo

Continua a essere avvolta nel mistero, intanto, la vicenda del vaccino russo Sputnik V in Slovacchia. Prima le dimissioni del Primo ministro Igor Matovic in seguito alle polemiche scaturite per l'acquisto di 2 milioni di dosi dalla Russia mai utilizzate, ora l’analisi condotta dall’agenzia del farmaco nazionale sul primo lotto di 200mila dosi consegnate a Bratislava.

L’inchiesta che avrebbe rilevato un'efficacia pari al 92% non sarebbe ancora in grado di valutare i benefici e i rischi effettivi di Sputnik a causa della mancanza di dati da parte dalla casa produttrice. Le fiale consegnate al governo e conservate in un magazzino non conterrebbero lo stesso medicinale che era stato valutato positivamente a inizio febbraio da uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Lancet.

Zuzana Eliàsova, portavoce del Ministero della Salute slovacco, ha fatto sapere che i test sulle fiale non sono ancora conclusi. Per avere delle risposte definitive e trarre così conclusioni sulla vicenda si dovrà attendere la fine della settimana o l’inizio della prossima. Non c’è nulla che il governo vuole tenere segreto, tutte le informazioni verranno rese pubbliche.

In Slovacchia dopo le dimissioni del premier la palla passa ora al Ministro della Salute che dovrà decidere se somministrare o meno alla popolazione Sputnik, vaccino che non è ancora stato autorizzato dall'Ema, l'agenzia europea del farmaco.

La corsa di Berlino

Intanto la Germania, anche sotto la spinta della Baviera che avrebbe già siglato un accordo con Mosca“, sta pianificando di acquistare per tutto il paese il vaccino russo contro il Covid-19. Una mossa a sorpresa in rotta con la Commissione europea. Il ministro della Salute tedesco ha dichiarato che, prima di tutto, è necessario chiarire le quantità del preparato che la Russia può fornire e quando potrebbero essere consegnate le dosi.“

Anche l'Austria è in trattative per acquistarne 1 milione di dosi, mentre in Italia e Spagna alcune forze politiche e autorità regionali avevano fatto pressioni per spingere i rispettivi governi ad accaparrarsi le dosi di Sputnik V. Infine l'Ungheria ha assicurato di aver già somministrato delle dosi.

La reazione dell’UE

Gli Stati membri dell'Ue sono liberi di comprarlo in autonomia. E' quanto ha detto il portavoce capo della Commissione Europea Eric Mamer. “Ancora una volta -ha sottolineato Mamer- ci possono essere approcci autonomi alla questione" delle forniture di vaccini anti-Covid. Abbiamo una strategia europea sui vaccini, che è basato sul negoziato con un certo numero di imprese che sono state identificate".

"Qualsiasi azienda che desideri iniziare a produrre un nuovo vaccino avrà bisogno di almeno dieci mesi. Quindi nessuno di questi nuovi vaccini", compresi quelli cinesi, "sarebbe in grado di somministrare dosi prima della fine dell'anno", ha detto il commissario Ue all'Industria, il francese Thierry Breton.

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