Google minaccia l'Australia: "Ritirate la legge o chiudiamo i servizi"

Google minaccia l'Australia: "Ritirate la legge o chiudiamo i servizi"
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Il premier replica: "No alle minacce". La norma obbligherebbe i colossi del web a pagare per i contenuti di terzi

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Google resiste alle intenzioni del governo australiano di far pagare i giganti del web per l'uso che fanno di contenuti prodotti da altri.

Il motore di ricerca, quasi monopolista sul web, minaccia di rendere inaccessibili i suoi servizi in Australia se l'esecutivo non farà retromarcia sul provvedimento, in attesa di approvazione in parlamento,

Retromarcia tuttavia esclusa dal primo ministro Scott Morrison, che in una conferenza stampa ha rivendicato alle istituzioni del suo paese il diritto di stabilire le regole e le leggi che ritengono necessarie. "Chi le accetta e vuole lavorare in Australia è il benvenuto. Ma noi non rispondiamo alle minacce".

Il codice di condotta obbligatorio proposto dal governo costringerebbe aziende come Facebook o Google a pagare per contenuti prodotti da editori e giornali ogni volta che vengono ripubblicati.

Mel Silva, ammnistratore delegato di Google Australia, sostiene che il provvedimento danneggerebbe anche i piccoli editori, le piccole imprese e i milioni di australiani che ogni giorno usano i servizi on line.

In Francia un analogo conflitto tra Google e gli editori è finito con un accordo quadro che prevede il pagamento da parte del gigante tecnologico in favore delle aziende editoriali per i contenuti rilanciati dalla piattaforma. Si tratta del primo accordo del genere in Europa, raggiunto dopo mesi di trattative e all'ombra delle nuove regole comunitarie sul copyright, che permettono agli editori di chiedere una remunerazione per l'uso di loro produzioni.

L'accordo francese potrebbe rappresentare una svolta nella posizione di Google, che finora si è opposta all'dea di pagare per i contenuti rilanciati, sostenendo che ciò sarebbe ripagato dal maggiore traffico generato.

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