L'arte al tempo del Covid. Tra timori e il desiderio di ricominciare

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Di Debora Gandini
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L'arte al tempo del Covid. Tra timori e il desiderio di ricominciare. Musei chiusi ovunque o comunque con accesso limitato come in Germania. Vernisagge e fiere posticipate a data da destinarsi. C'è chi cerca comunque di reinventarsi. Euronews ha incontrato due galleristi

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Musei chiusi ovunque o comunque con accesso limitato come in Germania. Vernisagge e fiere posticipate a data da destinarsi. Il mondo della cultura è uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Molte gallerie d’arte private in questi mesi non hanno ricevuto alcun contributo.

Il mercato funziona, si fa per dire, solo per gli artisti più conosciuti, ma per gli emergenti non è facile. E così si cerca di fare promozione attraverso eventi e aste 4.0. Abbiamo incontrato due galleristi, Romain Hourg di Parigi e Rüdiger Voss di Düsseldorf, che ci hanno spiegato come è cambiato il loro modo di "lavorare", se così si può definire la loro attività in questo momento.

“Non siamo considerati veri e propri luoghi culturali", sottolinea Romain Hourg. "Siamo visti come dei negozi, come chi vende scarpe o abbigliamento. Abbiamo ricevuto 1500 euro di aiuti per prima ondata. Abbiamo mandato una certificazione dove si dichiarava che il nostro fatturato era diminuito.”

Arte e Covid: incertezze e speranze

Dalla Francia alla Germania dove lo Stato considera le gallerie come piccole imprese. E in questo modo tutti sono riusciti ad ottenere delle sovvenzioni di circa 9000 euro. L'attività principale è promuovere i giovani artisti. E farli conoscere al grande pubblico. Quindi prima si organizzavano incontri con il pittore o lo scultore, mostre scenografiche per valorizzate le opere. Ora tutto è diverso. “Nelle mie personali si può sperimentare quella che è la concretezza unita alla creazione", racconta Rüdiger Voss. "Si ha sempre la possibilità di parlare con l'artista e di discutere delle sue opere d'arte. Ora tutto questo non è possibile."

La ricercatezza che a volte si ha nelle opere d'arte, alla fine la perdiamo su Instagram, Facebook o Tik Tok, svanisce. Lo schermo del computer o del telefono non ci permette di percepire le sottigliezze. Ecco perché molti galleristi hanno deciso di cancellare, o posticipare, tutte le mostre da gennaio in poi. In attesa che l'emergenza finisca o almeno la situazione migliori. “Abbiamo posticipato tutte le personali, non è così grave, certo siamo nel limbo, aspettiamo di vedere cosa succede, non possiamo avere il controllo delle cose che accadranno in futuro, ma dobbiamo resistere dal punto di vista finanziario", conclude Romain Houg.

I due galleristi che abbiamo incontrato non demordono. Ma per molti, queste nuove misure, potrebbero costare molto caro.

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