Il nuovo rapporto di Eurostat indica un aumento della disoccupazione nella zona euro. Le voci dei sindacati: i disoccupati sono molti di più di quelli che rivelano le crifre
L'economia europea tenta di riassestarsi ma non è facile: molti negozi, ristoranti e attività commerciali non hanno riaperto dopo la quarantena e molti imprenditori hanno dovuto licenziare i dipendenti per far fronte alle ristrettezze economiche. La recessione economica causata dalla pandemia non ha tardato ad avere effetti sulla disoccupazione, che nell'area euro a luglio è cresciuta dal 7.7% dal 7,9% in un mese.
Secondo il rapporto di Eurostat cresce anche la disoccupazione giovanile che dal 17% è invece è cresciuta fino allo 17,3% nello stesso periodo.
Sulla carta i numeri non sembrano così male, vero? Eppure queste cifre mascherano la vera realtà
In molti paesi i governi hanno impedito la possibilità di effettuare licenziamenti ma ora che queste restrizioni vengono meno, probabilmente l'impatto di questa crisi si rivelerà nei mesi a venire.
"Ci sono dei dati che non compaiono in questo rapporto e che riguardano coloro che si trovano in una situazione di disoccupazione temporanea - spiega Luca Visentini, segretario generale della confederazione europea dei sindacati- Si tratta di coloro che hanno contratti di lavoro a tempo determinato o che usufruiscono di programmi di sostegno al reddito o di sostegno all'occupazione a livello nazionale. Per quanto ne sappiamo sul campo ci sono ben 45 milioni di persone che si trovano in questa posizione, quindi l'emergenza è evitare che mentre si aspettano i soldi del recovery fund queste persone diventino disoccupate in via permanente. Sarebbe un disastro".
Gli eurodeputati dovrebbero iniziare presto a discutere del nuovo quadro finanziario pluriennale europeo, già approvato a luglio dai leader europei. Le discussioni su alcuni degli aspetti più controversi, come i tagli a settori chiave della coesione europea, potrebbero andare per le lunghe. Il In molti temono che il vecchio continente possa attraversare un altro decennio di disoccupazione.