I manifestanti si oppongono a quello che definiscono "un lager". "La Grecia apra le frontiere, e la smetta di scaricare questo problema solo su di noi"
Una violenta protesta è esplosa sull'isola greca di Lesbo, nei pressi dei terreni requisiti dove dovrebbe sorgere una nuova struttura per i migranti. I manifestanti si sono scontrati con gli agenti di polizia a Diavolorema, mentre intonavano cori e slogan contro quelli che chiamano "campi di concentramento".
I manifestannti hanno riferito di una violenza "senza precedenti" da parte della polizia, pur ribadendo che non si arrenderanno.
"Chiediamo la decongestione - ha riferito una di loro al nostro corrispondente - chiediamo che sia rispettata la volontà degli isolani e che non vengano più creati campi, soprattutto quelli chiusi che si trasformeranno in prigioni di anime. Chiediamo rispetto per gli isolani, che per tanti anni hanno sopportato il peso della crisi migratoria".
"Le frontiere dovrebbero aprirsi - le fa eco un altro - in modo che quelle persone possano andare dove vogliono, finché questa guerra non finisce. Inoltre, il problema dovrebbe essere condiviso in tutta la Grecia e Lesbo dovrebbe gestirlo in parte e non per intero".
Scontri sono esplosi anche a Chios, vicino all'altopiano dell'Epos, dove sarà costruito il nuovo sito di detenzione. Gli abitanti del luogo sostengono che circa 300 poliziotti li hanno attaccati, pur senza alcun tipo di provocazione
La situazione è tornata poi a una calma molto fragile, poiché nella regione dell'Egeo settentrionale si chiede a graqn voce uno sciopero generale già da domani per denunciare la repressione in atto