La Turchia non si piega alle pressioni internazionali
Non saranno, almeno per ora, né le sanzioni statunitensi né la montante indignazione internazionale a fermare le operazioni turche in funzione anticurda in Siria del nord. Lo ha confermato Erdogan sottolineando che non firmerà mai un cessate-il-fuoco con la controparte. "Mai un accordo con i Curdi" , ha detto il presidente turco. E questo malgrado il vicepresidente statunitense Pence sia volato ad Ankara per cercare di convincere il leader turco.
Dal punto di vista tattico le forze siriane, sostenute dall'alleato russo, hanno preso la città chiave di Manbij, abbandonata giorni fa dalle truppe Usa.
Così un residente: "Abbiamo paura di un attacco turco contro Manbij, adesso però speriamo che con la presenza delle truppe russo-siriane Ankara non attaccherà, ma certo non ci sentiamo al sicuro, dice un giovane".
La Siria è divisa in zone. Se le truppe turche sono invise alla popolazione a Manbij, i ribelli siriani, che Ankara sostiene, sono benvenuti a Tel Abyad. A trovarsi sulla linea del fuoco le città frontaliere, mentre l'Onu afferma che sono già oltre 160.000 gli sfollati dalle zone di conflitto.